L’ex-FLeUR prosegue il suo viaggio introspettivo nella terra di mezzo tra l’elettronica e il post-rock, corredando le sue canzoni di dettagli smaniosi di essere svelati. La scaletta del successore di ‘Sleep Together Folded Like Origami’, immesso sul mercato con l’evocativa copertina a cura di Stefano Gentile, scorre tra influenze ambient, IDM, improvvise decostruzioni sonore, muri di chitarre e synth che riflettono i contesti urbani e frenetici in cui viviamo e la sensazione è che Francesco Lurgo, avvalendosi anche della collaborazione di un nome tutelare della scena come Emilio Pozzolini dei Port-Royal, abbia trovato la propria identità. Alcuni arrangiamenti segnano un’evoluzione marcata rispetto al lavoro precedente mentre altri ne sembrano la naturale conseguenza e il continuo immergersi in soluzioni liquide e cinematiche mi ha ricordato l’approccio di Niklas Paschburg, artista tedesco più legato alla neoclassica, in ‘Oceanic’ e ‘Svalbarg’. L’orizzonte magari non sarà così chiaro, ma la visione di Lurgo è limpida e il musicista e produttore di origini piemontesi con questa nuova fatica in studio può vantare un profilo internazionale spiccato. ‘The Room As An Exoskeleton’ apre le danze offrendo una serie di spunti interessanti che vengono raccolti nelle tracce successive. ‘Sing Me To Sleep’, una piccola gemma in grado di far scoppiare di invidia Ben Frost,  è sicuramente uno degli apici assieme alla spettrale ‘Laminaria Pallida’. Ad impreziosire la title track e ‘PLxPBxSR’ è poi il violino del ricercatore Vito Gatto. Chissà se dopo aver ascoltato quest’album non considerete in maniera differente i viaggi nel Mare del Nord alla scoperta delle balene.