Gli abruzzesi si confermano una delle migliori prog band italiane e il successore di ‘Luminance’ cerca di riportare al centro l’essere umano, in una società in cui l’alienazione è sempre più presente e il distacco con le altre persone viene sancito, aggiungerei drammaticamente, al ritmo dei social network. ‘Nu-Man’ non è solo un grande album. É un grande album alla vecchia maniera. Studiato in tutto, dall’artwork alle liriche, dall’ordine delle tracce alla produzione, ancora più dark e evoluta rispetto a quella di ‘Luminance’. In alcuni frangenti è possibile trovare delle similitudini con gli O.R.k mentre in altri passaggi emergono le influenze di Tool e Karnivool, con una personalità spiccata sia nel cantato di Rocco De Simone che nel guitar work di Angelo Troiano. I dettagli fanno spesso la differenza e in ‘Nu-Man’ i dettagli sono curati in maniera maniacale, in modo da attrarre i veterani della scena progressive così come chi è cresciuto col crossover e l’alternative rock degli anni ‘90 e non è immune dai nuovi trend. Un’eleganza rara da trovare in circolazione e un concept che ruota attorno al transumanesimo e raggiunge i propri apici in corrispondenza di pezzi come ‘Isaac’ e ‘Paradox’. In scaletta non mancano le contaminazioni, dalla musica ambient al post-rock e passaggi come ‘Human’ e ‘Touch’ lasciano intendere una dimensione live potente e variegata.