Se c’è da picchiare duro gli inglesi non si tirano certo indietro e una delle particolarità più interessanti del loro debutto, non a caso edito dalla 3Dot Recordings di Misha Mansoor dei Periphery (Destrage, Boundaries), è rappresentata dall’inserimento delle parti vocali di Carl Brown quasi in secondo piano nel mixaggio. Il quartetto, nato dalle ceneri dei Lay Siege (il loro mini ‘Obolus’ è scaricabile gratuitamente su BandCamp), si destreggia in bilico tra metalcore e progressive metal ed a tratti sembra di ascoltare i Meshuggah in una versione più moderna e rallentata. A tratti emerge in lato più caotico del songwriting mentre alcuni passaggi sono maledettamente letali e live oriented. Jamie Steadman è un chitarrista già pronto per i massimi livelli (sentite cosa combina in ‘Immaculate’) e la sezione ritmica appare quanto mai duttile, sia in vista della dimensione live sia nell’ottica di una sperimentazione ancora più accentuata per le prossime release. La scaletta è coesa ma è evidente che ‘Witness’ e ‘Second Sun’ siano i pezzi migliori a disposizione di questa band che potrebbe scalare presto gli indici di gradimento di quella fascia di pubblica che è cresciuta con il nu metal e la prima ondata di metalcore e adesso non disdegna affatto escursioni nel djent o nel math. ‘A Momentary Death’ e ‘Radiant’ sono altri apici di una produzione stellare, però non pensate che la seconda parte del disco sia meno compatta. Al contrario gli Obeyer sono riusciti a creare qualcosa che va oltre i singoli episodi, un po’ in controtendenza con le uscite di oggi, e sarà curioso capire in quale direzione si muoveranno in futuro. Pronti a scrivere  un altro capitolo del nostro speciale sulle nuove frontiere del metal.