Il metal melodico è un genere che in Svezia non tramonterà mai. Su questo, siamo sicuri, che non ci pioverà da qui sino alla fine del mondo e band come gli Starchaser sono pronte a ricordarcelo in maniera forte ed inequivocabile. Il loro secondo episodio sulla lunga durata (“Into The Great Unknown”) è un ottimo condensato di potenza e melodia che si snoda attraverso dieci brani, oltre ad un intro ed un outro, che non lascia spazio ad immaginazioni di sorta. Questo disco, in cui il cantato di Ulrich Carlsson ricorda molto da vicino quello di una leggenda del genere come Jeff Scott Soto, presenta delle gemme di rara bellezza come “The Broken Empire” che è il classico pezzo potentissimo, ma che possiede al suo interno dei giri melodici in sede di ritornello che ti fanno venire la voglia di riascoltarlo all’infinito, entrando in un vorticoso loop dal quale non si vorrebbe mai uscire. Stesso discorso può essere rivolto nei confronti della titletrack e di “Under The Same Sky” che hanno tutto per essere delle canzoni classiche nel senso più puro del termine. Ci si può chiedere se tutti questi dischi che arrivano dalla Scandinavia possano attecchire in un mondo come quello moderno, ma se continuano ad uscire in quantità industriale un motivo ci sarà. E allora, senza farsi trascinare da quesiti amletici, è molto meglio lasciarsi trasportare dalle note a cascata di “Who Am I”, “Shooting Star” e “The Nightmare King” per capire che, tutto sommato, c’è ancora chi è in grado di scrivere brani che si fanno ascoltare e che, sinceramente, ci lasciano qualcosa dentro. Gli Starchaser, in tutto questo, sono qui che ce lo vogliono ricordare a chiare lettere.