La prima considerazione da fare è che in questo momento tra i top album abbiamo i nuovi dischi di Marilyn Manson e Linkin Park. Non sono sicuro che sia una buona cosa e in ogni caso si tratta della conferma che il livello delle uscite di oggi è maledettamente basso. Soprattutto in ambito industrial sono anni che non viene pubblicato nulla di interessante, quindi è molto semplice affermare che ‘One Assassination Under God – Chapter I’ è quanto di meglio ascolterete del genere per i mesi a venire. Un’altra considerazione doverosa è sulla capacità del Reverendo di scrivere e produrre musica di qualità, assieme a Tyler Bates (affermato compositore di colonne sonore, già con lui all’epoca di ‘The Pale Emperor’ e ‘Heaven Upside Down’ e collaboratore anche di Jerry Cantrell e Bush), in un periodo che lo ha visto protagonista di innumerevoli vicende giudiziarie e polemiche. Sul fatto che il personaggio Manson abbia influito pure in passato sulle vendite ci sono pochi dubbi, ma dopo tanti anni mantenere questo spessore artistico non è cosa da poco. Addirittura Manson si è organizzato la cerimonia funebre (‘No Funeral Without Applause’) e si è preso la briga di aggiornare il suo concetto di spiritualità con ‘Sacrilegious’ (fatemelo dire… il video diretto da Bill Yukich è un vero capolavoro). In fondo ‘Death Is Not A Costume’, gran pezzo come ‘As Sick As The Secrets Within’ e ‘Raise The Red Flag’, e l’evoluzione di ‘We Are Chaos’, album atipico che non ho mai cessato di ascoltare, passa per arrangiamenti sontuosi, voci filtrate, chitarre effettate e dannatamente heavy e una produzione vecchio stile. ‘One Assassination Under God - Chapter 1’ è un disco elaborato con lo sguardo rivolto al passato, ma mai nostalgico e revivalistico, un disco da suonare dal vivo e potente come se la collaborazione con Trent Reznor dei Nine Inch Nails fosse recente. Sono sufficienti pochi minuti per rendersi conto dello stato di forma di un artista che non lascia nulla al caso, accompagna l’uscita con un suo emozionante dipinto e regge da solo un’intera impalcatatura strumentale alla quale hanno contribuito Gil Sharone (Team Sleep, The Dillinger Escape Plan), Reba Mayers (Code Orange) e il fidato Piggy D. (Rob Zombie, Alice Cooper). In attesa del secondo capitolo, il party di ribelli, gotici perduti e shoegazer in fin di vita non è mai stato tanto intrigante. Recuperate qualche sex toys, testi sacri da dilianiare e make-up in quantità.