Non so quanto sia stata pianificata l’uscita per dicembre del successore di ‘Wizard Bloody Wizard’, intanto perché sono trascorsi sette lunghi anni dalle ultime registrazioni in studio e poi perché la release di un disco è condizionata da tanti fattori, non solo commerciali. Di sicuro però i rituali perversi e magici degli inglesi sono perfetti per contrastare il marciume sdolcinato che ci assale quando ci avviciniamo alle feste di fine anno. Mentre familiari e amici saranno impegnati a comprare regali o fissare pranzi giganteschi insieme a persone di cui non ci frega niente, vi suggerisco di chiudervi in camera, con le cuffie, e godervi questo disco fino in fondo. Inutile dire che gli Electric Wizard sono sempre gli Electric Wizard. Il loro sound ricco di influenze stoner e doom è inimitabile e non avrebbe avuto senso cambiarlo. Sono invecchiati, questo è normale anche se Liz Buckingham ha ancora la carica e le tette di quando era adolescente, ma quando accelerano un po’ non ce n’è per nessuno. Fedeli all’affermazione di Jus Oborn di aver sempre immaginato che la band suonasse putrida e aggressiva come dei topi che si attaccano alla faccia, la band ha registrato queste nuove otto tracce in musicassetta con un registratore analogico che non si trova più sul mercato. Siamo quindi al cospetto di un live album atipico, che punta forte su classici come ‘Dopethrone’ e ‘Black Mass’, così come su pezzi che solo Cronenberg e la sua mente malata avrebbe potuto sognare (‘Satanic Rites Of Drugula’ e ‘Funeralopolis’). Un disco assurdo, volgare, terremotante, che lascia il segno. Come tutti gli altri degli Electric Wizard. Niente più e niente meno. In attesa di capire se uscirà presto anche del materiale inedito, non vedo l’ora di poterli riabbracciare dal vivo in tutta la loro dissacrante potenza.