Una forza della natura questi inglesi che debuttano su Relapse con otto tracce che segnano ulteriori progressi rispetto a ‘Dreams Of Dysphoria’. Se il primo album colpiva per l’impatto delle ritmiche ed il livello generale di aggressività della proposta (non lontana da certe cose di Incantation e Bolt Thrower), ‘In His Blood’ lascia spiazzati per come la band abbia saputo fondere le proprie influenze death, sludge e industrial in un sound cavernoso e organico, che lascia intendere una dimensione live da brividi. Il vocione di Jo Chen, anche lui nativo di Londra ma originario della Malaysia, si erge possente su un guitar work mostruoso, ad opera di Michael Brodsky e Ezra Harkin, e pezzi come ‘Hunger’ e ‘Public Humiliation’ dimostrano come il contratto con la storica etichetta indipendente estrema abbia contribuito a mutare letteralmente immagine, suoni, produzione, varietà stilistica (‘Contraband’). Allo stesso tempo i Vacuous, parliamo degli stessi artefici del feroce split con i Mortuary Spawn di meno di due anni fa, si sono mantenuti fedeli alle proprie radici (‘No Longer Human’), veicolando un’apertura mentale superiore su binari a loro consueti, esibendo se vogliamo ancora più veemenza al momento di inserire elementi su elementi in un mix esplosivo. Per certi versi è possibile accostare i Vacuous ai Conjurer, sebbene questi ultimi siano più spostati sul versante hardcore, tanta è la violenza sprigionata dal loro materiale. I testi prendono ispirazione dalle immagini disturbanti che provengono dai social media e la copertina è stata realizzata da Oscar Foster-Kane, in favore di un approccio moderno e dinamico che potrebbe strappare consensi anche in ambito deathcore o alternative metal.