Non posso parlare bene dei Foo Fighters per ovvi motivi. Tutti i giorni combatto contro quella musica divenuta prodotto da smerciare, oggetto da vetrina che svilisce l"arte, la creatività e toglie spazio a chi avrebbe davvero delle idee da portare avanti. Dave Grohl rappresenta quel tipo di gruppo che fa abbuffare le case discografiche anche se i suoi primi tentativi di uscire dal ghetto dei Nirvana e del suicidio di Kurt Cobain passarono abbastanza inosservati. Con il passare del tempo e un paio di video azzeccati i Foo Fighters sono diventati una macchina da soldi. Possono essere chiamati in causa per raddrizzare il profilo "alternative" di label male organizzate e allo stesso tempo essere invitati a premiare qualche diva rifatta sulle televisioni private. "Echoes, Silence, Patience And Grace" è stato definito da molti un album di transizione nel quale i Foo Fighters tentano di diventare adulti. Con tutto il rispetto lo ritengo un disco perfetto per lo scopo che deve ottenere. La produzione indugia quanto basta sui riflessi commerciali, le melodie a volte folk a volte soul che si fanno largo tra le ritmiche più o meno serrate e la voce di Grohl fa sempre la sua bella figura. Quello che mancano sono le canzoni che spaccano sul serio. Si salvano "The Pretender", "Long Road To Ruin" e "Come Alive" ma il resto è di una noia mortale e sapendo il valore dell"ex batterista di "Nevermind" stupisce che si sia accomodato tanto facilmente tra i ricconi del mestiere evitando di omaggiare coloro che lo hanno sostenuto a inizio carriera.