Se termini come stratificazione multipla e sommatoria progressiva hanno un senso applicati all’emisfero musicale allora gli Year Of No Light sono tra i depositari assoluti della conoscenza in questi specifici contesti. Che si fosse al cospetto di una band immensa lo si era già compreso quattro anni or sono (nel mezzo hanno rilasciato innumerevoli split con Rosetta, Nadja, East Of The Wall, ecc.), quando debuttarono con ‘Nord’, ma la sensazione che se ne ricava ora, dall’ascolto del nuovo ‘Ausserwelt’, è quella di un gruppo ulteriormente solidificatosi attorno a un sound spaventosamente compatto. La nuova line up a sei prevede tre chitarristi, due batteristi e un bassista (oltre al corredo indispensabile di tastiere ed elettronica) e si traduce in un cataclisma sonoro plumbeo e inesorabile nel suo avanzare distruttivo e tribale. Linee geometriche che si stagliano all’interno di colate laviche di riff disumani dove il climax aggressivo ed esplosivo è costante, perché le partiture sono concepite per sovrastare e per donare un senso di funerea epicità, lasciando spazio solo a brevi parentesi di rilascio atmosferico, poiché la componente primaria è quella che edifica molteplici layer di frequenze d’onda massive e crescendo perennemente striscianti. Sludge maestoso, noise rock ambientale e oscuro, drone metal ritualistico, shoegaze depressivo, parentesi black mortifere e post-core mistico producono collisioni terminali di masse di suono trasfigurate, seppur sempre lontanamente e malinconicamente melodiche, figlie della cocente passione e del freddo calcolo. Gigantesche onde che si abbattono sulla costa e la devastano forti del potere concesso loro da Madre Natura.