Prima o poi tutti i gruppi devono confrontarsi col proprio passato. Fa un brutto scherzo il destino a coloro che devono farlo presto e perdere la possibilità di ritagliarsi uno spazio sperimentale nella propria evoluzione sonora. In quel di Bakersfield invece tutto questo è avvenuto, vuoi per il successo senza precedenti dei quattro album che hanno inaugurato la discografia e vuoi per la lungimiranza dei musicisti in questione. Nel frattempo c"è chi li ha seguiti in un lungo percorso di eccellenza, tra curve, rallentamenti e assenze pesanti, e chi invece si è perduto nel ricordo di quella divina provvidenza scatenata a metà degli anni novanta. Adesso qualcuno si aspetta che i Korn facciano metalcore, qualcuno crede nella costruzione di nuove architetture nu metal e altri sperano in un clone del debutto. Niente di tutto questo signori, dopo il pazzesco ritorno dei Deftones abbiamo tra le mani un altro esemplare di genialità alternativa che richiama le produzioni di "Korn" e "Life Is Peachy" mantenendo alto il livello di sperimentazione e coraggio. Anticipato da "Oildale (Leave Me Alone) e "Are You Ready To Live" il nono lavoro in studio degli americani gode di almeno altri quattro pezzi imprescindibili. "Pop A Pill" mostra ancora una volta l"elitarietà del cantato di Jonathan Davis e come l"assenza di una seconda chitarra possa essere sopperita andando a scavare tra i retaggi di "Life Is Peachy". "Lead The Parade" non si pone alcun limite, sfonda le casse del nostro animo e si erge sontuosa e magniloquente sui suoni assassini generati da Ross Robinson che ha riabbracciato i vecchi amici dopo avere contribuito all"esplosione degli Slipknot e lasciato gocce di talento sul liscio specchio dei Team Sleep. "Let The Guilt Go" è la perfetta conclusione dei discorsi aperti con "Untitled" e saprà compromettere presto le vostre risorse vitali mentre "Holding All These Lies" deraglia, implode, applaude alla distruzione di tutti i sogni e insinua il sospetto del peccato nella coscienza di ognuno di noi. Un gradino inferiore per "Fear Is A Place To Live" e "The Past" che verranno comunque devastate dal vivo sfruttando la possibilità di una formazione allargata e l"accoppiata formata da "Move On" e "Never Around" dove il mestiere toglie spazio alla creatività. Il singolo più letale dai tempi di "Here To Stay" farà il resto e coloro che tuttora si chiedono in quale direzione andrà il mercato riceveranno una risposta crudele a sciocche urgenze trendistiche di cui proprio non vogliamo sentire parlare. Avevamo bisogno di un disco del genere. Per ricordarci da dove veniamo.