Ho sempre provato un certo timore riverenziale nei confronti della figura di Marilyn Manson, capace di stupirmi con la sola derivazione musicale dei Nine Inch Nails degna di esistere e un’immagine sconvolgente capace di rigenerarsi continuamente da se stessa. Ho pensato per anni di trovarmi di fronte a una mente superiore, avanti nel tempo e sopratutto a un musicista incredibile. Ma non potevo credere che i suoi concerti, le sue interviste, i suoi video non fossero scena, una parte del gioco che regge il music business e che regola la vita di tutti i giorni : costruirsi l’immagine che vuole la gente anche se per assurdo rappresenta quanto di più lontano dalla verità. Così analizzavo Manson. Poi l’apparizione (come nei suoi testi provocatori contro la religione), mi sono trovato al cospetto di un uomo che è davvero diverso da tutto quello che lo circonda, che probabilmente è nato nell’universo sbagliato e che ha scelto la guerra al conformismo come la sola direttrice della sua vita. L’impressione che mi sono fatto vedendolo dal vivo è che ci troviamo di fronte a qualcosa di inafferrabile ma molto più reale di quello che si possa pensare. Brian Werner non è un pagliaccio e nemmeno un attore che si traveste e recita la sua parte ma una mente (a suo modo) illuminata che accompagnata dal suo indiscutibile genio musicale porta avanti le sue idee con la maledetta esuberanza che l’ha sempre contraddistinto e una convinzione tremenda. Sapere quanto fosse vera la natura raccapricciante che manifestava forse ha reso la sua musica ancora più shockante ai miei occhi. Un’introduzione d’obbligo visto che Manson ha ripetuto per l’ennesima volta la sua grandezza con un lavoro che lascia a bocca aperta. ‘Holy Wood’ è la punta della trilogia iniziata con ‘Antichrist Superstar’e ‘Mechanical Animals’ e rappresenta in modo certo e assoluto la somma dell’universo musicale e non solo che faceva capo ai due lavori precedenti. Un concept sulla morte, quella delle religioni e quella del divismo dove la crocifissione e la clonazione estrema (già affrontata in ‘Mechanical Animals’) vengono spinte all’eccesso fino a diventare veri e propri elementi costitutivi dell’immagine e dei testi che il reverendo ha scelto per inaugurare a modo suo il millennio (lo troveremo anche sulla colonna sonora di ‘Blair Witch Project 2’ con una cover di ‘Suicide Is Painless’ tema conduttore di MASH). Numerosi ancora una volta i riferimenti simbolici, oltre che aver registrato il disco nella villa che fu di Houdini, come ‘Antichrist Superstar’, ‘Holy Wood’ è diviso in quattro parti che insieme compongono il nome ADAM e rispettivamente In The Shadow, The Androgyne, Of Red Earth e The Fallen. ‘The Love Song’, ‘Disposable Teens’ (primo singolo) e ‘Cruci-Fiction In Space’ sono i nuovi devastanti riti di iniziazione fetish che rovineranno definitivamente i vostri stereo. Da apocalisse la parte finale con ‘Coma Black’ e ‘Count To Six And Die’. ‘Holy Wood’ rasenta la perfezione del Manson pensiero e se il sistema americano ha messo le basi perché nascesse un essere del genere riteniamoci fortunati. Finalmente abbiamo la risposta a tutte le nostre domande, abbiamo la certezza che la musica (la grande musica in questo caso) è sempre al primo posto. Lunga vita al reverendo...