Indipendentemente dal giudizio positivo o negativo credo che i Virgin Steele siano davvero l"ultimo gruppo meritevole di una recensione di poche righe. Lo spirito con cui realizzano un album è sempre qualcosa di talmente elitario e profondo che raramente qualche aggettivo ricercato o qualche metafora di ampio respiro possono descrivere a pieno. "The Black Light Bacchanalia" è un altro viaggio nell"universo epico degli americani e in pochi saranno in grado di trovare amene differenze con "Noble Savage" e "The Marriage Of Heaven And Hell". La realtà è che penetrare la voce di David DeFeis, seguire il suo percorso lirico, addentrarsi negli arrangiamenti del gruppo e respirare il loro mitico desiderio di rivincita è qualcosa di unico. Agli appassionati di epic metal questo disco sembrerà un capolavoro mentre i modernisti lo troveranno mortalmente noioso. Evitando di rovinarvi la sorpresa riguardante il concept affrontato posso affermare che i Virgin Steele hanno fatto senza dubbio meglio di "Visions Of Eden". La produzione è vintage ma corposa, il mixaggio finalmente di spessore e Frank Gilchriest ha svolto un ottimo lavoro dietro le pelli. "Pagan Heart", "Nepenthe" e "The Orpheus Taboo" illuminano la prima parte dell"album dettando i tempi con solide ritmiche e tastiere sinfoniche di grande effetto. Se riuscirete a proseguire l"ascolto la title track e "Eternal Regret" vi regaleranno emozioni senza tempo.