La grandezza di una band si misura con tante variabili ma soprattutto dalla capacita' di risultare imprevedibile nelle proprie mosse nonostante si muova costantemente su livelli di eccellenza. Anche questa volta i Samael si sono presi di gioco di noi, ci hanno offerto in dono malizioso un ipotetico successore di 'Passage' per poi deturparlo a piu' riprese con retaggi estremi abili a ricondurci mentalmente alle derive post moderne di 'Above'. 'Luxferre' e 'Let My People Be!' scrivono un inizio di disco da brivido utilizzando oro fuso per fissare i contorni e impedendo per piu' tempo di quanto si possa credere l'ascolto delle composizioni successive. Una volta recuperata la ragione e' facile innamorarsi di 'Of War' e 'The Shadow of the Sword' che riportano alla luce gemme oscure quali 'The Ones Who Came Before' e 'Rain' mentre 'AntiGod' sfrutta al massimo delle possibilita' il rinnovato sodalizio con Waldemar Sorychta risultando il singolo perfetto per un album in bilico tra symphonic black metal e industrial. Il cantato di Vorph e' superbo sia nei passaggi piu' ferali sia quando il riflesso della luna illumina stacchi melodici piu' maestosi come in 'Mother Night'. Xy si diverte a sperimentare nelle amene profondita' ma il combo svizzero riesce anche a regalarci due architetture sonore del calibro di 'Pagan Trance' e 'Soul Invictus' che non impiegheranno molto a diventare dei classici dal vivo. 'Lux Mundi', la luce del mondo. Un buco nero abissale dal quale anche volendo non saremo mai in grado di uscire.