Fissate la copertina di 'Leveler'. E' tutto un fatto di attitudine. Se un gruppo metalcore vuole rimanere a galla deve dimostrare di avere qualcosa in piu' degli altri e farlo ad ogni uscita altrimenti e' destinato ad affondare inesorabilmente. Cosi' come 'Constellations' aveva ribadito lo spessore dei musicisti che si erano messi in luce con 'Messengers', la quarta fatica su lunga distanza esegue un altro salto qualitativo e trasporta il moniker della Pennsylvania su territori piu' commerciali. Non mi sorprenderei affatto se tracce come 'Internal Cannon' e 'Poor Millionaire' sfondassero nelle radio e se 'Leveler' facesse il vuoto nelle classifiche perche' il materiale in esso contenuto e' esattamente quello che richiede l'utente metalcore medio di oggi. L'unico limite potrebbe essere rappresentato dall'appartenenza al roster della Solid State ma, considerata la pochezza del mercato di oggi, e' facilmente pronosticabile un successo su larga scala. Il cantato di Jake Luhrs appare condizionato dai numerosi tour portati a termine dal gruppo e non si distacca molto da quello di Oliver Sykes dei Bring Me The Horizon inserendo elementi melodici tra uno scream e l'altro. La produzione di Jason Suecof esalta il drumming forsennato di Matt Greiner, vera superstar della formazione, che dispone a suo piacimento dell'ascoltatore prendendolo a schiaffi fin dall'inizio con le trame percussive di 'Empire', 'Divisions' e 'Cutting The Ties'. Skyscrapers, earth movers, ground breakers..