Per quanto Joey Belladonna si sia sforzato di adattarsi alla veste moderna della produzione di Rob Caggiano il suo cantato non convince anche se la sua ugola per tanti appare un elemento insostituibile per recuperare delle atmosfere di 'Among The Living' e 'Spreading The Disease'. Il limite degli Anthrax, allora e oggi, rimane il solito. Un cantante non irresistibile ma amato dal pubblico oppure una voce da brividi inserita in un contesto che non è il suo. Sono certo che molti di voi ascolteranno questo disco lamentandosi di come sarebbe potuto essere con John Bush al microfono. Dall'altra parte i fedeli degli anni ottanta che hanno goduto della partecipazione dei newyorkesi all'edizione aggiornata del Big 4. Una nuova ondata di celebrità che avrebbe dovuto fare bene alla band lasciando il tempo di portare a termine con calma le registrazioni di questo atteso comeback. Scott Ian e Charlie Benante sono delle furie e canzoni come 'Earth Of Hell' e 'Crawl' sono una manna per chi ha consumato i loro masterpiece e aspettava con ansia qualche segno di vita. Anche le più elaborate 'Fight'em 'Til You Can't' e 'The Devil You Know' meritano la vostra fiducia mentre 'Judas Priest' non fa altro che condurci direttamente a dove tutto è iniziato. Il resto è thrash di mestiere e non credo possa bastare per tornare ai livelli agognati.