In contemporanea con l'uscita della splendida edizione giapponese di 'Drop The Mask' il progetto futurepop italiano si riaffaccia sul mercato esibendo dieci tracce da sballo che puntano diritte al dancefloor. Il periodo non è certo dei migliori, assistiamo al lento decadere del movimento electro e nei negozi l'uscita più esaltante sembra l'ennesima versione di 'Dark Side Of The Moon' di Pink Floyd. In tale scenario due tracce quali 'Bullet Hole' e 'Burning Down' non possono che trasmettere un profondo senso di nostalgia per i momenti migliori dell'ebm e quegli anni in cui veramente si credeva di cambiare il mondo. Un'opener del genere vale da sola l'acquisto del mini e il loop con il secondo brano è inevitabile. Una volta ripresi dalla morbosità di questi beat ci imbattiamo in 'Fragility', probabilmente il legame più forte con la sperimentazione del full lenght precedente. 'Wake Up!' provoca ulteriori sussulti e mostra una coesione di intenti ancora forte tra Marco Visconti e Marko Resurreccion. In 'Trip' troviamo Stewart Who? leggenda della hard house celebre per il singolo 'Twisted' che lo vide protagonista con Wayne G di un successo su scala internazionale. Lo stesso riscontro lo meriterebbe 'Decadence' attualmente in possesso del mio stereo e non intenzionata a restituirmelo in tempi brevi. 'The Wound That Won't Heal' è un altro esempio della mutazione avvenuta in seguito alla release di 'The Art Of Revenge'. Non fosse sufficiente i remix di Aesthetic Perfection, Autodafeh e Vanity Police colmano il distacco tra finzione e realtà offrendo altro materiale utile per quella deframmentazione sensoriale che viene tanto evocata nelle serate alternative di oggi. Dubito seriamente che qualcuno possa fare meglio quest'anno ma se avete seguito i nostri passati proclami non c'è da sorprendersi.