La voce della cantautrice canadese mi ossessiona. É davvero qualcosa di incredibile e nei suoi occhi rivedo il magnetismo di Sharon Tate. Nei suoi dischi invece trovo tutto ciò di cui ho bisogno. Non fosse sufficiente il suo terzo full lenght - scritto e arrangiato assieme a Ruari Meehan come in occasione del precedente ‘And Those Who Where Seen Dancing’ e registrato tra Londra, Toronto e Los Angeles - esce in un’edizione vinilica da brividi che vi suggerisco di avere a tutti i costi. Rispetto al passato, nell’opera della Parks si percepiscono di più le sue radici rock, l’amore per il blues e per la psichedelia, palesato ai tempi della collaborazione con Anton Newcombe dei Brian Jonestown Massacre. A tratti poi la produzione è calda e maledettamente inglese come se i dischi di Stone Roses e Primal Scream le fossero di colpo caduti dalla libreria costringendola a riascoltarli tutti di un fiato. Il testo di ‘California’s Dreaming’ toglie il respiro già dopo alcuni secondi (“You could see it all, oh how I wish you could, I'm right here looking at the sky, this California dream is a fucking lie, oh how I wish you could”) e, per l’intera durata del disco, la Parks stabilisce una connessione fortissima col proprio pubblico. Non importa quale sia la sua età o estrazione, che sia un esperto di musica o un adolescente che non possiede nemmeno un vinile. ‘Koalas’ (“We’re all out looking for, something, anything this time, all we see or seem is we’re two of the same kind”), ‘Lemon Poppy’ e ‘Crown Shy’ (“I died, I died already, who am I? Without you I'm nothing”) sono probabilmente gli apici, tra citazioni di Mazzy Star e Elliott Smith, ma la personalità dell’artista pervade l’intera scaletta, a cui hanno contribuito anche gli italiani Francesco Perini (organo, mellotron e basso) e Marco Ninni (batteria) e Mikko Gordon (Arcade Fire), che si è occupato del mixaggio. ‘Bagpipe Blues’ è un blues spaziale a metà tra Grateful Dead e Spiritualized, ‘Crown Shy’ quasi dream pop, le basse frequenze di ‘Charlie Potato’ e ‘Running Home To Sing’ sono eccezionali e la fumosa chiusura di ‘Surround’ sembra scritta apposta per costringere l’ascoltatore a riavvolgere il nastro, non solo la sua vita, e ripartire da capo.