Non sarebbe autunno senza gli inglesi. La loro presenza è parte integrante di questa stagione tanto affascinante, con i suoi colori tenui e le temperature che si fanno di giorno in giorno più rigide come il nostro cuore. I battiti di 'The Barghest O' Whitby' non sono quelli di 'Evinta' anche se il processo di oscuramento di qualunque fonte di luce è in atto da tempo nella mente di Aaron Stainthorpe e Andrew Craighan, lento e inesorabile. Se non avessi avuto modo di conoscere entrambi, parlare con loro più volte e indagare personalità tanto spiccate probabilmente avrei paura della loro musica. Una traccia di ventidue minuti, dispersa nei territori desolati del doom e del death, non può non spaventare. Il consiglio è quello di prestare molta attenzione perché i lupi mannari in questione non sono quelli efebici di True Blood, il vento soffia tra boscaglie e vicoli, il primo riff di chitarra lacera il velo di silenzio e subito si avverte il richiamo di 'As The Flowers Withers'. 'The Barghest O' Whitby' è la lugubre narrazione di una storia di terrore dedicata allo Yorkshire e la sua colonna sonora è necessariamente più heavy di quanto proposto di recente. Un contrasto importante con le derive sinfonico-orchestrali dell'ultima release ma non si avverte mai la sensazione di trovarsi di fronte ad un altro gruppo. Il marchio di fabbrica dei My Dying Bride è evidente e ritrovarli a questi livelli non può che fare piacere.