Dean Blunt e Inga Copeland sono noti per l?attività sonora svolta con la denominazione di Hype Williams e il motivo per cui, dopo tre lavori estesi e altri brevi, scelgano di abbandonare la ragione sociale per presentarsi con le proprie generalità non mi è dato saperlo. Ciò che non muta è la sostanza musicale che caratterizza ?Black Is Beautiful?, album con cui il duo londinese/berlinese esordisce sulla lunga distanza per la rilevante Hyperdub. Il sound che si materializza nelle quindici tracce (tutte senza titolo, ad esclusione della prima ?Venice Dreamway?) è costantemente mutato e contaminato risultando di difficile catalogazione e di difficile assimilazione, non tanto per una scrittura complessa, per strutture particolarmente intricate o per un voler essere ostili nei confronti dell?ascoltatore, ma perché - semplicemente - ci si smarrisce e a tratti, duole dirlo, ci si annoia. Premetto che avevo già avuto modo di incrociare Hype Williams dal vivo e anche in un contesto live quelli erano i tratti essenziali che avevo individuato e che erano emersi dalla performance. Il fatto che su disco tali peculiarità si ripresentino è quindi indice di una loro scelta specifica all?atto di comporre, produrre e riprodurre i brani e se nei momenti in cui paiono una versione alienata e rarefatta dei Suicide sono convincenti, quando si lasciano precipitare in un mondo fatto di pop antagonista psichedelico, trip hop dilatato, partiture sintetiche convertite in r?n?b ed elettronica in bassa frequenza rallentata le certezze vengono meno. In divenire potrebbero regalarci qualcosa di estremamente interessante, ma per il momento continuo a vederli come dei bellissimi incompiuti.