La scelta di affidarsi alla voce di Dave Gahan da parte di Rich Machin e Ian Glover ha sorpreso non tanto per la differenza di timbro tra il cantante dei Depeche Mode e Mark Lanegan quanto per la sua scarsa disponibilità a progetti che esulano dai territori abitualmente percorsi e per un carattere non certo facile. Al contrario l'amicizia stipulata durante il tour europeo di supporto a 'Sounds Of The Universe' sembra funzionare anche in termini artistici. E' sufficiente ascoltare la magnifica 'Presence Of God' per rendersi conto che la relazione instaurata va oltre il mero riscontro commerciale. Il dolore che il cantante inglese riesce a trasmettere con quelle note ? che avrebbero potuto benissimo collocarsi su 'Playing The Angel' ? rassicura l'ascoltatore e rappresenta il preludio a tutta una serie di crescendo su basi downtempo e trip hop. Altri brani di 'The Light The Dead See' si avvicinano alle soluzioni sonore di 'Paper Monsters' e 'Hourglass' a dimostrazione che le menti elettroniche del progetto hanno fatto di tutto per mettere a proprio agio una personalità del genere. Il risultato è un disco meno ?alternativo? rispetto ai precedenti ma ugualmente godibile con passaggi come 'Gone Too Far' e 'Take Me Back Home' che valgono da soli l'acquisto. 'Point Sur Pt.1' e 'Take' svelano potenzialità cinematiche, 'The Longest Day' cerca di tracciare un legame immaginario col passato e 'Bitterman' cita senza timore i Radiohead.