La prima volta che ho visto dal vivo gli Ensiferum furono protagonisti di uno spettacolo indecoroso. Seppure in terra madre e riscaldati dall'intenso sole del primo pomeriggio sembravano bifolchi lanciati allo sbaraglio, ubriachi fradici e totalmente scoordinati tra loro. Oltre a questo le loro canzoni non parevano possedere ancora quello spessore necessario per distinguersi tra la fitta concorrenza. Adesso se non siamo ancora all'eccellenza poco ci manca. In fondo 'Unsung Heroes' potrebbe essere preso ad esempio insieme a 'Surfur Rising' degli Amon Amarth per descrivere l'attitudine metal delle nuove generazioni. Avete capito bene metal non metalcore. In queste dieci tracce non troverete breakdown senza senso e coretti sguaiati ma tonnellate di heroic folk metal intinto di ataviche melodie che non erano mai state così presenti nella musica dei finlandesi. Mentre 'In My Sword I Trust' e 'Pohjola' evidenziano un legame ancora forte con 'Victory Songs' e 'From Afar' passaggi quali 'Burning Leaves' e 'Celestial Bond' segnano una svolta a livello di produzione ed arrangiamenti. Markus Toivonen e Sami Hinkka guidano la dissennata truppa tra stacchi di chitarra maestosi e cori di guerra trionfanti che esortano l'ascoltatore a liberarsi delle costrizioni imposte dalla società moderna e recuperare le abitudini dei vichinghi. Una filosofia che trova il suo apice nei diciassette minuti conclusivi di 'Passion, Proof, Power' abili a prendere in prestito la solennità degli Amorphis di 'Tuonela' e stringere con essa un patto per il futuro. Da segnalare la partecipazione di Vesa-Matti Loiri e di alcuni membri dei Die Apokalyptischen Reiter per un disco che col passare degli ascolti diverrà vostro amico inseparabile e saprà risvegliare quell'animo epico che si cela dentro ognuno di noi.