Uno degli album più ricchi di odio che la Norvegia abbia mai diffuso in decenni di dedizione al metal estremo. Qui si parla di black ma fidatevi il genere musicale, inteso per insieme di suoni, liriche o immagini che identificano una band al fianco di altre, poco conta in un contesto di negatività cosmica e insalubri atmosfere nel quale anche influenze doom e clean vocals svolgono un ruolo importante. A colpire è il cinismo con cui i sette episodi si impossessano dello stereo e violentano l'ascoltatore nell'ordine di un approccio più tecnico rispetto al precedente 'All Hail Pessimism'. Sulle righe il profilo chitarristico di Sykelig e Tjalve, che aveva già convinto con Niningr, 1349, Horizon Ablaze e Pantheon I, anche se la novità più rilevante è rappresentata dall'ingresso in formazione di Eldur dei Fortíð al posto di Niklas Kvarforth degli Shining con un approccio più tecnico . Ad infondere glacialità ed efferatezza alle tematiche esistenzialiste dell'album è soprattutto Tybalt che dietro le pelli offre una prestazione da brividi replicando quanto messo in mostra nell'ultimo lavoro in studio dei Curse. Le registrazioni si sono svolte presso gli Strand Studios dove recentemente sono passati anche In Vain e The Wretched End e pezzi come 'Din Siste Dag' e 'Forbanna Idioter' danno l'idea dell'impatto che può raggiungere il progetto. Alcuni apprezzeranno invece la decadenza di 'Djevelents Verk' o la misantropia di 'Ondskapens Nødvendighet' mentre riviste specializzate e webzine faranno a gara a decretare il ritorno della vecchia scuola. La verità probabilmente sta nel mezzo. 'Faen I Helvete' è un album spaventoso ma dubito che possano sussistere le condizioni per la costituzione di uno scenario coeso come quello della prima metà degli anni novanta.