Finalmente un disco nu metal che non si vergogna di essere tale. Da quando il movimento post crossover ha abbassato le proprie ali e iniziato la rapida discesa abbiamo di fatto assistito a una fuga imbarazzante. La maggior parte dei gruppi sbucati dal nulla che si erano addensati attorno al genere improvvisamente se ne sono distaccati alla ricerca di qualche altro trend che permettesse loro di avere ancora possibilità di sfondare e quelli che non potevano farlo hanno cercato comunque di sperimentare il più possibile altre direzioni. Non questi ragazzi del Tennessee che hanno deciso di fare davvero sul serio pubblicando un eccellente debutto major. Inevitabile sentire rimandi di A Perfect Circle e Staind nella loro musica. Non fosse altro per la produzione di Josh Abraham (Velvet Revolver e gli stessi Staind) che fa di tutto per amalgamare il sound degli 10 Years con quello delle band succitate creando un curioso retrogusto che non impedisce all’album di adagiarsi ben presto sui binari giusti sfruttando variabili emozionali impensate. ‘Waking Up’ e ‘Fault Line’ sono infatti un perfetto inizio che non viene tradito dai brani successivi e lascia a poco a poco intendere i paesaggi sonori a cui assisteremo in seguito. Stupenda la voce di Jesse Hasek che spedisce canzoni ‘Wasteland’ o ‘The Recipe’ nello spazio per lasciarcele ammirare in tutta la loro semplicita’ e bellezza. Davvero una sorpresa in un anno strapieno di grandi uscite ma povero di dischi con certe sonorità. Forse è il titolo dell’album, ‘Autumn Effect’, che mi piace particolarmente..