Il movimento symphonic metal sta vivendo un periodo decisamente ottimo. Prima 'The Quantum Enigma' degli Epica e poi 'Endless Forms Beautiful' dei Nightwish hanno dato uno scossone ad una scena per troppo tempo stantia a livello creativo. Adesso che 'The Seventh Life Path' è realtà non solo abbiamo la conferma del valore dei norvegesi ma viene da chiedersi se il genere ha davvero intrapreso la direzione giusta a dispetto di quelle produzioni plastificate che lo avevano reso estremamente noioso e prevedibile. Il successore di 'Perils Of The Deep Blue' vede Ailyn Giménez ancora più al centro del progetto con risvolti melodici incentrati sulla sua voce ed una sezione ritmica organica in grado di esaltare l'intero contenuto strumentale. In questo è doveroso dare atto a Mortan Veland di avere portato avanti la sua magniloquente visione con l'umiltà ed il coraggio che possiedono esclusivamente i grandi musicisti. L'apice assoluto è rappresentato da 'Tragedienne' ma ci si arriva passando da canzoni di notevole intensità, nelle quali l'uso del palm muting e delle voci harsh è congeniale a tutto il resto e non certo un riempitivo fino a sé stesso, ed altri passaggi dove la cantante regala una performance di assoluto spessore. La lista è lunga e comprende senza dubbio 'The Silver Eye', 'The Sons Of The North', 'Elixir' e 'Contemptuous Quitus'.La splendida copertina realizzata da Gyula Havancsák introduce l'ascoltatore in un concept sul numero sette che già in passato aveva giocato un ruolo determinante per i maggiori successi del gruppo.