Nonostante gli americani raramente diano l'impressione di essere parte di una scena non si puo' certo dire che trattino male i propri fans. Da tempo stanno ristampando l'intera discografia con decine di bonus track, cover e b-sides come corredo e, se vogliamo, 'Nocturnes Of Hellfire & Damnation' segue questo modo di pensare. Da una parte abbiamo la scaletta principale con quattordici pezzi tra cui almeno quattro o cinque in grado di assurgere al ruolo di potenziali classici degli anni che verranno. Dall'altra una serie di bonus dove spiccano le reprise di 'The Immigrant Song' e 'Black Sabbath' oltre alla piccola gemma 'Funeral Games'. Pur non essendo un concept David DeFeis si comporta esattamente come se lo fosse. Le sue liriche evocative ed il suo approccio epico a qualunque aspetto del processo lo rendono sempre uno dei frontman da cui partire per descrivere l'heavy metal a chi vi si avvicina titubante. Rispetto a 'The Black Light Bacchanalia' la batteria è un po' meglio ma sempre dietro le quinte nel mixaggio. Una scelta che desidera privilegiare il cantato e le linee melodiche in una produzione dal gusto retrogrado che tiene poco conto dello sviluppo delle tecniche di registrazione. 'Lucifer's Hammer' e 'Queen Of The Dead' mettono subito a suo agio l'ascoltatore con atmosfere oscure e riff potenti di supporto alla voce mentre 'The Plague And The Fire' e 'Hymns To Damnation' potrebbero benissimo essere scarti di 'The Marriage Of Heaven And Hell'. 'Persephone' conferma l'eccellente stato di forma del leader ma l'apice viene raggiunto con la tetra 'Black Sun – Black Mass' e la coraggiosa 'Glamour' con le quali i Virgin Steele dimostrano di avere ancora qualcosa da dire nel panorama internazionale.