Gli inglesi farebbero bene a promuovere questo album affermando che si tratta del loro debutto. Tutta la storia dei cantanti, dei cambi di line-up e delle continue ritrattazioni nei confronti dei fans è sinceramente deprecabile e non gioca a favore di un personaggio, evidentemente non troppo malleabile, come Alec ''Acle'' Kahney che oltre ad essere un ottimo songwriter si è costruito una carriera come esperto di mixaggio e masterizzazione. Una volta ripreso con sé Daniel Tompkins ha potuto confezionare nove tracce che danno un senso alla definizione di prog metal moderno. Il passaggio alla Kscope non è certo casuale perché in ‘Polaris’, evoluzione compositiva a parte, troviamo elementi di ispirazione classica, crossover e post metal. Il tutto ricondotto ad atmosfere di stampo futuristico che sanno tanto di romanzi di fantascienza di fine anni settanta. ‘Dystopia’ e ‘Survival’ sono gli episodi che illustrano al meglio il cambiamento in atto ma come sempre saranno necessari più ascolti per comprendere a fondo l’elaborata struttura strumentale di cui dispone ‘Polaris’. In questo senso ‘Hexes’ cita ‘Altered State’ mentre ‘Utopia’ potrebbe benissimo provenire dalle sessioni di registrazione di ‘One’. Cresce l’attesa di vedere di nuovo dal vivo dalla band e soprattutto ci auguriamo di non assistere più a frizioni che stavolta finirebbero davvero per compromettere qualunque obiettivo.