Ci sono tanti pittori nel mondo. Numerosi scultori e tanti musicisti. Di poeti però ce ne sono veramente pochi. Le persone in grado di trasportarti in un’altra dimensione con la loro arte sono davvero rare. Una di queste è David Gilmour che definire solo musicista sarebbe un abominio. Una volta portato a termine il discusso ‘The Endless River’, il chitarrista che ha legato la sua fama ai Pink Floyd è tornato al lavoro sul materiale solista pubblicando un album che ha tutto quello che serve per diventare un classico. A partire dalla copertina di Dave Stansbie per arrivare ai testi scritti insieme alla moglie Polly Samson, ‘Rattle That Lock’ è un viaggio nella personalità dell’autore, uno sguardo critico nei confronti della società moderna e la scusa per regalarci altri passaggi indimenticabili di musica. Registrato insieme a Phil Manzanera dei Roxy Music e Jools Holland, il successore di ‘On An Island’ non sorprende certo per la sua raffinatezza o per il suono della sei corde. Nemmeno per la scelta di allontanarsi dall’indolenza aor blues del terzo solo album che proprio a causa di questo aveva subito qualche critica di troppo. Sorprende per la capacità di fare sognare e per il cinismo con cui seppellisce centinaia di uscite moderne. Poco importa se ‘In Any Tongue’ faccia un po’ il verso a ‘Comfortably Numb’ e ‘A Boat Lies Waiting’ riporti alla memoria ‘High Hopes’ oppure che la strumentale ‘5 A.M.’ avrebbe potuto essere inserita proprio su ‘The Endless River’. Le emozioni scorrono come l’acqua di un fiume e gli apici vengono raggiunti in coincidenza di ‘Today’ - cori femminili e tre piani elettrici suonati dallo stesso Gilmour, Jon Carin e Mike Rowe - e della malinconica chiusura di ‘And Then..’. I passaggi più atipici sono invece ‘Dancing Right In Front Of Me’, che riprende la spensieratezza dei Beatles, e ‘The Girl In The Yellow Dress’ con le sue escursioni jazz.