La crescita di questa band è stata spaventosa. Prima un interessante debutto sulla lunga distanza, 'Broken Side Of Time', e poi un full lenght stellare come 'Songs Of Patience' che li ha sospinti a livelli di celebrità imprevisti. Addirittura 'Low Man' è stata trasmessa durante serie televisive di successo come 'Californication' e 'Sons Of Anarchy' e sulla figura del songwriter di origini svedesi Petter Ericson Stakee tutto ad un tratto hanno cominciato ad accendersi riflettori importanti. 'Alberta Cross' è il primo album scritto dopo la separazione con Terry Wolvers ma non sembra accusare il minimo calo di tensione. Al contrario la proposta appare più focalizzata e caratterizzata da arrangiamenti adulti e soprattutto suoni in linea con quelli delle più importanti uscite del momento. Forse più americani che anglosassoni ma ugualmente di notevole spessore e mai pendenti verso la musica commerciale. Dopo la struggente ed evocativa 'You'll Be Fine', 'Ghost Of Santa Fe' si rivela un'ottima presentazione per chi non si fosse imbattuto negli Alberta Cross fino adesso e subito l'alternanza tra elettricità e fraseggi acustici cattura dentro; ogni pezzo ha una sua crudezza interiore ma allo stesso tempo risulta caldo, profondo ed estremamente sensuale. Il contributo di Pete Remm e Jason Abraham Roberts è meritevole di segnalazione così come l'utilizzo di strumenti meno convenzionali quali violino, tromba e corni vari. 'Easy Street' apre un dialogo diretto con l'ascoltatore che torna in tutta la sua urgenza con 'Heavy Words' e 'Get Up High' fino a concludersi con la meravigliosa 'It's You That's Changing'. Della produzione si è occupato il leader stesso con Claudius Mittendorfer e 'Western State', 'Isolation' e ancora 'Shadow Of Mine' sono altri passaggi che potrebbero valere la consacrazione internazionale.