Pur non essendo un appassionato di hip hop devo ammettere che questo album mi ha preso dentro come pochi altri usciti nell'anno che si è appena concluso. Sento parlare di Kanye West, Pharrell Williams e The Weeknd come se fossero divinità scese sulla terra in nome della popolazione di colore e poi vedo questo ragazzo di Compton cancellarli in un colpo solo con il suo secondo album major. Oltre ad un flow eclettico che non tutti possono permettersi, 'To Pimp A Butterfly' è un trionfo per chi ama il crossover tra funk, rap, r&b, avant-jazz e soul. Le citazioni sono numerose: da Saul Williams a 2Pac, da Public Enemy a N.W.A. passando per A$AP Rocky e Isaiah Rashad . Il numero di persone che hanno collaborato alla realizzazione dell'album è impressionante e tra questi troviamo, oltre all'autore di 'Girl', Thundercat, Flying Lotus e George Clinton. 'Wesley's Theory' e 'The Blacker The Berry' sono di un'immediatezza pazzesca e non vi lasceranno in pace per mesi, il sax di 'For Free?' anticipa il free jazz di 'u' mentre i riferimenti lirici agli storici leader di colore ed al crollo del capitalismo si sprecano. 'King Kuta' narra delle tragiche vicende dello schiavo Kunta Kinte vissuto in Virginia nel diciottesimo secolo. 'Institutionalized' e 'Alright' sono i passaggi più vicini al precedente 'Good Kid, M.A.A.D City' mentre sorprende l'inserimento di 'All For Myself di Sufjan Stevens in 'Hood Politics'. Da brividi i dodici minuti conclusivi di 'Mortal Man' in cui Kendrick Lamar mostra il suo lato più sperimentale e imprevedibile come pronta risposta a chi vorrebbe già catalogarlo.