Anticipato dal singolo 'Reset' e da uno sforzo promozionale superiore al passato, giunge finalmente nei negozi l'undicesimo full lenght della storica heavy metal band originaria della Bay Area. Il ritorno di Mike Howe al microfono non è però accompagnato da un songwriting stellare come in altri capitoli della loro discografia e questo dispiace perché già il precedente 'Generation Nothing' non aveva soddisfatto in pieno buona parte dei discepoli. Adesso si corre veramente il rischio di scomparire e sarebbe un peccato visto che comunque di musicisti del valore di Kurdt Vanderhoof in circolazione non ce ne sono certo molti. La scaletta è in consueto bilico tra thrash, power e classic metal con testi diretti e di facile assorbimento ('Killing Your Time' e 'Signal Path') ed altri che invece giocano più con metafore e simboli ('No Tomorrow' e 'Sky Falls In'). Oltre alla citata opener i passaggi più sostanziosi sono 'Needle & Suture', che rimanda ai tempi di 'Hanging In The Balance', e 'Soul Eating Machine', eccellente hard & heavy in grado di trascinare dal vivo. A penalizzare l'ascolto anche un suono di batteria piuttosto “strano” che non mette in evidenza le doti di Jeff Plate come dovrebbe e affossa diversi stacchi ritmici. Inutile ricordare che i Metal Church hanno svolto un ruolo importante in tutto quello che intendiamo per metal a stelle e strisce e proprio per questo vederli fuori forma dispiace.