La scena symphonic metal è scoppiata a causa dei troppi clichè compositivi abusati fino all’inverosimile e di conseguenza già il semplice fatto che gli olandesi riescano a proporre qualcosa di originale e tecnicamente valido dopo tutti questi anni è sufficiente ad issarli su un gradino superiore a buona parte della concorrenza. Ripetere il successo di ‘The Quantum Enigma’ non era peraltro facile e con tutta probabilità ne erano consapevoli anche Mark Jansen, Simone Simons e Isaac Delahaye che hanno deciso di irrobustire ulteriormente il concept lirico e puntare un contributo allargato in termini di songwriting, una massiccia sezione corale e suoni più cupi e organici. Questo è infatti il disco in cui le tastiere e la batteria di Ariën van Weesenbeek emergono in maniera più consistente ed una produzione stellare permette di nascondere bene quei passaggi nei quali il cantato diventa indolente e le soluzioni si ripetono un po'. La cantante è ancora una volta autrice di una performance sopra le righe e chi ha avuto la fortuna di vederla dal vivo sa che anche on stage sa difendersi alla grande. Questo è forse il segreto della longevità degli Epica che con un’accoppiata di full lenght come ‘The Quantum Enigma’ e ‘The Holographic Principle’ possono tranquillamente porsi al pari di Nightwish e Within Temptarion, imbolsiti e ormai schiavi del music business. ‘Edge Of The Blade’, ‘Immortal Melancholy’ e ‘Universal Death Squad’ i pezzi destinati a diventare dei classici in breve tempo.