Negli ultimi tempi l’etichetta nata dalla fusione di Boomtown Records e Staple Management si è tolta diverse soddisfazioni promuovendo formazioni australiane quali Northlane e Thy Art Is Murder ma soprattutto inserendo nel roster internazionale realtà di inconfutabile valore come Hactivist, Architects e Beartooth. Adesso però i termini “rivelazione” o “sorpresa” cominciano a stare stretti ai dirigenti di UNFD che rilanciano con l’esplosivo debutto dei ragazzi più chiaccherati di Melbourne. ‘The Rhapsody Tapes’ sarà un colpo cuore per tutti coloro sono cresciuti con Korn, Deftones e A Perfect Circle, le influenze nu metal sono gigantesche ma soprattutto colpisce l’attitudine crossover e la perizia tecnica di questi musicisti ancora parecchio giovani. L’ep ‘Black Label’ aveva già chiarito le idee sulla loro estetica metalcore, o dovrei dire post hardcore, e una quantità immane di elementi sonori in apparenza discordanti ma che una volta miscelati insieme rendono i pezzi devastanti. A tratti sembra di imbattersi nei Silverchair in versione punk (‘The Wrong Way’ e la nirvaniana ‘Mr. Centipede), appare evidente che gli Ocean Grove abbiano ascoltato a fondo ‘The Path Of Totality’ e ‘The Paradigm Shift’ e, in fase di produzione, l’elettronica è stata utilizzata per rendere l’amalgama più fresco e lesivo. Il singolo ‘Intimate Alien’ è nostalgia pura per la seconda metà degli anni novanta, ‘Slow Soap Soak’ un incrocio tra dub e hip hop che i Run The Jewels ruberebbero volentieri mentre i riff portanti di ‘Beers’ o ‘These Boys Light Fires’ riportano alla mente Islander e Cane Hill. ‘Thunderdome’ vede la partecipazione di Running Touch ed il drummer Sam Bassal si è occupato della produzione con pochi mezzi e grandissime idee. Sicuramente ‘Outsider’ e ‘Black Label’ sono serviti a focalizzarle al meglio ma pare di trovarsi di fronte Ross Robinson e non un ingegnere del suono improvvisato. Il bassista Dale Tanner supporta vocalmente lo scatenato Luke Holmes che gli addetti ai lavori locali hanno già definito il futuro della musica australiana e che in ‘When You're This High You Can Say What You Like’ e ‘Hitachi’ mostra tutto il suo potenziale. Se anche dal vivo gli Ocean Grove sapranno spingersi a questi livelli altro che “rivelazione”.