Il debutto dei francesi è uno degli album che ho ascoltato maggiormente negli ultimi anni e adesso che Season Of Mist si è sostituita a Les Acteurs De L’Ombre Productions nel supporto e nella promozione ho la netta sensazione che i risultati potrebbero essere entusiasmanti. ‘Al Azif’ ha presentato la loro visione a tutti gli appassionati di black e in generale alla comunità metal internazionale mentre il successivo ‘Tekeli-li’ si è distinto per gli sforzi in fase di produzione ed arrangiamento. La passione per H.P. Lovecraft ha spinto i The Great Old Ones ancora più in avanti con un concept legato a “La Maschera di Innsmouth” e sette tracce ambiziose che non durano un minuto di meno o un minuto di troppo. Oltre che ai maestri scandinavi oppure ai miti locali, Deathspell Omega e Blut Aus Nord, i cinque hanno imparato a confrontarsi con realtà del calibro di Altar Of Plagues, Wolves In The Throne Room e Deafheaven. Ne scaturisce un suono pazzesco, gelido e lapidario, esaltato da un mixaggio impeccabile, in cui le chitarre di Benjamin Guerry, Jeff Grimal e Aurélien Edouard si ergono epiche e monumentali senza mai apparire derivative. ‘When The Stars Align’ e ‘Mare Infinitum’ sono poi segnate da una sezione ritmica maestosa e fanno concorrenza a ‘The Ritual’ quale traccia migliore del lotto. Quest’ultima è però il vero manifesto di un approccio compositivo cupo e sperimentale, sinfonico e crudele, a tratti quasi prossimo al postcore. Non resta che consumare ‘EOD: A Tale Of Dark Legacy’ fino a compromettere i suoi solchi digitali e aspettare con ansia il giorno in cui l’opera verrà presentata dal vivo.