Attivi da sette anni circa e reduci da un fortunato split con i Major Kong, i polacchi sono autori di un eccellente stoner doom che col passare degli album è maturato e ha saputo distinguersi per personalità. Un aspetto non da poco vista la quantità di band che ammorbano il movimento soprattutto visto che non stiamo parlando di musicisti cresciuti ai confini del deserto californiano. Rispetto all’alchemico esordio ‘Magick Rites’ ed al successivo ‘Black Arts, Riff Worship & Weed Cult’, i Dopelord hanno reso la loro proposta più accessibile pur mantenendo l’interesse per tematiche come l’occultismo, la dipendenza da sostanze stupefacenti e l’horror in generale. Le registrazioni si sono svolte in autunno sotto la supervisione di Haldor Grunberg che ha mixato le sei tracce facendo risaltare batteria e synth. ‘Scum Priest’ è un pezzo gigantesco così come ‘Dead Inside (I & II)’ e ‘Reptile Sun’ chiudono il lavoro in maniera epica e solenne. Molto bella la copertina di Pig Hands che potrebbe attrarre pure chi non è avvezzo al genere. Li attendiamo con curiosità in tour dalle nostre parti.