Buonasera ragazzi, prima di tutto vorrei parlare del vostro ultimo singolo.
Si tratta di ‘Grim Jesus’, una canzone che è nata in maniera molto naturale mentre il processo dell’album procedeva spedito e le liriche prendevano forma. Parla di sentirsi inutili, tanto che per un po’ di tempo si chiamava ‘Worthless’. C’è anche una velata accusa nei confronti della chiesa cristiana. In Danimarca siamo cresciuti nel cristianesimo, e con quel senso di colpa, vergogna e non adattamento se non ti sottometti al Signore, ti fa inconsciamente dubitare di te stesso e delle tue azioni. Ironicamente, la chiesa predica che dovremmo metterci in riga, che siamo tutti peccatori e dobbiamo obbedire quando poi tanti sacerdoti vengono accusati di abusi.
Trovate che sia un brano rappresentativo dell’album?
In un certo senso sì, ma tutti brani hanno un senso per noi. Al giorno d’oggi è strano parlare di full lenght perché tutti pubblicano singoli da caricare su Spotify. Siamo nati circa sette anni fa e quando stavamo ultimando ‘Warmongering Luciferians’ è arrivata la pandemia. È stato un periodo strano in cui dovevi stare chiuso in casa o al massimo suonare davanti a trenta persone. All’epoca uscì un doppio EP quindi di fatto un album intero ma sicuramente il materiale di ‘Scandinavian Pain’ è diverso e ben centrato. Nel frattempo il nostro bassista ci ha lasciati ed è entrato Theis Roed Stenberg Thorgersen.
Avete concepito tutto nella caverna che si vede nel video di ‘Dead Lover’?
Quella è la nostra sala prove.
Trovo il disco eccellente e curiosamente arriva nei negozi in contemporanea con un altro album metal danese di spessore come ‘Everything Rots’ dei Cabal.
La scena in questo momento è molto forte. Abbiamo anche ottimi gruppi black metal, uno su tutti gli Afsky dell’ex-Solbrud Ole Pedersen Luk, ma in generale la comunità è molto varia. Siamo una piccola nazione e per anni non abbiamo contato niente. Si parlava solo di black norvegese o death svedese. É come se avessimo trovato un’identità di punto in bianco. In ogni caso sta uscendo musica di alta qualità. Un altro disco davvero bello è ‘UnnDerr’ degli Alkymist, che tra l’altro hanno lavorato con lo stesso ingegnere del suono che ha registrato ‘Scandinavian Pain’.
Cosa avete chiesto a Lasse Skov?
Un sound viscerale e organico. Che fosse heavy e maledettamente doom. Questo perché il doom come lo intendiamo noi non si sente quasi più. Allo stesso tempo però non volevamo suonare nostalgici o derivativi.
Come è nato il contatto con Napalm Records.
Abbiamo iniziato a lavorare con loro tramite Napalm Events. Stavamo cercando di “uscire” dalla Danimarca e organizzare qualche data europea. Un amico ci ha visti suonare ad un festival e ha girato una clip del concerto ad un contatto dell’etichetta. Loro hanno anche le Konvent e probabilmente hanno valutato l’opportunità di assumere un’altra band doom metal.
Prima abbiamo parlato di ‘Grim Jesus’ e ‘Dead Lover’. C’è un’altra traccia chiave a vostro parere?
Forse ‘Taurus’, che è stata la prima canzone scritta per ‘Scandinavian Pain’. In un certo senso ha tracciato la strada che abbiamo intrapreso. Un altro pezzo in cui crediamo molto è ‘Eating Grapes With Kevin Sharp’, che lascia intendere come il nostro approccio sia spesso senza regole.
In chiusura, oltre a ‘Grim Jesus’, avete posto ‘Castle Of Purity’. E’ un luogo reale?
É una sorta di dito medio alzato nei confronti di chi ha imposto certi dogmi assurdi. Potrebbe andare bene anche per qualche politico.
Visto che il titolo dell’album è ‘Scandinavian Pain’, immagino che in tanti vi chiederanno della vostra spiritualità.
Non siamo sicuramente religiosi. Forse spirituali sì, non saprei risponderti. Ho sempre pensato che il simbolo del satanismo ovvero le chiese bruciate sia stato male interpretato. In tanti hanno sottolineato il fatto che venissero bruciati edifici bellissimi e maestosi e non che il motivo fosse legato al fatto che numerose di quelle chiese fossero state costruite durante l’invasione della Terra Santa per persone pagane. É un’eredita culturale pesante che andrebbe approfondita al di là della naturale condanna per certi fatti.
Cosa dobbiamo aspettarci ad un vostro concerto?
Un buon mix di crowd surfing e headbanging. Tanto mosh pit e un bel numero di persone che vogliono divertirsi. Quando suoniamo ai festival abbiamo anche un po’ di effetti pirotecnici e prendiamo spunto dal doom come dall’hardcore-punk. Ci piace quel mix.
Qual è stato il vostro show più memorabile fino adesso?
Di sicuro quello al Copenhell, ma anche il festival A Collapse Weekend è stato spettacolare. È una sorta di versione minore del Roadburn e si svolge ogni anno al Vega di Copenhagen.
Conoscete qualche nuova doom band italiana come I Colori del Buio oppure i Messa che ormai sono diventati un gruppo internazionale?
Conosco un’ottima band italiana e sono gli Hand Of Juno. Non fanno doom però. Ho avuto modo di conoscere Elisa quando ha suonato in tour con le Crypta. Una band stoner-doom italiana che amo molto sono gli Ufomammut, ma sono in giro da parecchio.
(parole di Rasmus Bang)