-Core
Nero Di Marte
Italia
Pubblicato il 09/11/2014 da Lorenzo Becciani

Come avete vissuto il passaggio da Murder Therapy a Nero Di Marte?
Vivendo dall'interno la band non ci sono mai vere e proprie rotture o cambi drastici, se non in rarissimi casi. Piuttosto si tratta di mutamenti, progressivi e a volte con periodi di incubazione molto lunghi e numerose fasi intermedie che all'esterno non possono essere percepite. E così è stato anche per questo progetto musicale, nel quale sono cambiati rispetto all'anno della formazione (2007) i componenti, la conoscenza reciproca, la consapevolezza di cosa creare insieme e, più in superficie e decisamente meno rilevante, il nome.

Quali erano gli obiettivi quando avete formato la band e quali sono adesso dopo due album che stanno ricevendo ottime recensioni in tutto il mondo?
Il nucleo più profondo è rimasto immutato, ovvero il desiderio di dare forma musicale alla nostra creatività, esprimerci attraverso la musica. E cercare di farlo al nostro meglio, con le capacità e le risorse disponibili in un determinato momento. Non parlerei però di obiettivi, è più una necessità, un'urgenza. E non sono cambiate affatto.

“An opaque, intense black pigment derived by iron oxydes”. Come puo' una sensazione fisica o comunque visiva come quella trasmessa da un colore su una tela legarsi, e nello specifico distinguere, il suono di una band?
Musica e immagini/pittura spesso si descrivono utilizzando le parole ed i tratti dell'altra. Dipingo e produco personalmente i miei colori partendo dalla loro radice, i pigmenti. In quelli denominati “di Marte” ho sempre trovato un legame molto forte, per il peso della loro materia, per il loro potere coprente, per l'opacità della loro tinta e per come reagiscono incontrando altri colori, ovvero segnandone i tratti in maniera determinante. Tutte caratteristiche che ritroviamo nella musica che scriviamo insieme.

Oltre ai Void Of Sleep siete in contatto con altre band di valore della scena emiliana?
Certo, nel corso degli anni abbiamo suonato con tantissimi gruppi attivi nella zona, tra i più interessanti ci sono gli Storm[o], i Miotic (gruppo nel quale milita anche Andrea), gli Aseptic White Age, i Junkfood (seppur non li conosca personalmente), Dementia Senex e tanti altri.

Come siete entrati in contatto con Prosthetic e quali sono le band che preferite nel loro ricco catalogo?
Nel modo più tipico: inviando la registrazione di “Nero di Marte” ad ogni etichetta possibile. Il contatto della Prosthetic non è stato immediato, né il solo che abbiamo ricevuto, ma senza dubbio il più concreto ed interessante. “From Mars to Sirius” e “The Way of All Flesh” dei Gojira sono gli album che su tutti preferisco nel catalogo Prosthetic.

Sinceramente vi vedete più come una band italiana o come una delle tante band del mondo nata per caso in un paese dove la cultura musicale ha dei grossi limiti?
In realtà le due possibilità che proponi coincidono perfettamente.

In futuro il cantato continuerà ad essere in inglese?
In questi due album l'italiano ha preso sempre più spazio, da poche righe del primo a due brani interi nel secondo. Penso ne avrà ancora di più in futuro. Seppur per Sean l'inglese non sia una lingua “straniera”, i testi in italiano assumono un significato ed una musicalità più profonde e personali per tutti noi.

Quanto tempo avete impiegato a comporre e registrare i nuovi brani?
La scrittura è iniziata circa tre anni fa, partendo da L'Eclisse e da Those Who Leave, che rispettivamente aprono e chiudono Derivae, quindi ancora prima che la band cambiasse nome e che il nostro primo album fosse pubblicato. Registrazioni, missaggio e master hanno avuto luogo tra Maggio e Giugno di quest'anno con circa 20 giorni in studio.

Dove avete registrato?
Siamo tornati nello Studio73 di Riccardo Pasini a Ravenna, dove avevamo già mixato e masterizzato il nostro precedente album.

Cosa avete chiesto a Riccardo Pasini stavolta?
Di aiutarci a scavare più in fondo. E si potrebbe scendere in migliaia di dettagli musicali, acustici, strumentali e quant'altro, ma il principio guida di tutto è stato di andare più a fondo.

Vi siete ispirati a qualche album particolare in termini di produzione e mixaggio?
L'unico riferimento è stato il nostro precedente album, con i suoi pregi ed i suoi difetti. Partendo da “Nero di Marte” volevamo lavorare maggiormente sulle dinamiche, sulla naturalezza della presa dal suono, sulle diversità del nostro modo di suonare, della nostra strumentazione e del modo in cui la utilizziamo, catturando tutti i suoni, anche quelli più atmosferici e bizzarri direttamente nella presa/registrazione e non lavorandoli in una fase successiva.

L'artwork di Derivae è molto oscuro e psichedelico. Cosa ci vedete dentro? Anche questo è stato realizzato da Alex Eckman-Lawn?
Sì, anche per Derivae ci siamo rivolti ad Alex, lavorandoci circa un mese con un fitto scambio di mail e suggerimenti. L'idea dell'artwork è nata nel dicembre del 2013 quando in visita al MoMa di New York abbiamo assistito alla video installazione di Isaac Julien intitolata “Ten Thousand Waves”. In una sua parte delle onde oscure venivano proiettate su più schermi di diverse dimensioni, sviluppati su tutta l'altezza dei tre piani del museo. Era nostra idea quindi lavorare su vaste masse d'acqua, e che il colore dominante dell'artwork fosse un blu molto profondo. Ma non volevamo un “paesaggio” marino. Piuttosto una composizione complessa e priva di chiari riferimenti nel quale la marea ruotasse, agitata e discordante. Alex è una persona molto umile e disponibile, ed il lavoro finale, in particolare quello del vinile, è esattamente ciò che cercavamo.

Quali sono i momenti chiave dell'album a vostro modo di vedere?
E' un album molto organico a mio avviso, in cui tutte le sezioni sono in qualche modo legate e si influenzano a vicenda nel far risaltare il proprio carattere. Personalmente penso che il momento più forte dell'album sia “Il Diluvio”, in particolare l'apertura e la chiusura del brano. Ma non avrebbe quest'intensità se non fosse seguito dalle atmosfere soffuse e notturne di “Those Who Leave” e preceduto dalle note vitali e dissonanti di “Simulacra”. Abbiamo cercato di rendere Derivae è un corpo unico ed è così che lo percepisco.

Provate adesso a recensire 'L'Eclisse' e 'Simulacra' per i nostri lettori...
L'Eclisse è l'inizio di un rituale, un gong, un pensiero fosco ed improvviso che però permane e attraversa tutto l'ascolto, segnandolo in maniera molto chiara fin dai primi secondi. Simulacra, con la sua malinconia ed il suo orgoglio, è come una storia del tuo passato, che senti conclusa ma continui a rivivere e raccontare, magari cambiando qualcosa ogni volta... Un po' lontana ormai, ma sempre molto tua.

Oltre al nome, 'Pulsar' sottolinea il vostro legame con la fantascienza. Siete legati a letture o film particolari?
In realtà “Pulsar” prende il suo nome, oltre che dal significato astrofisico della parola, dal pedale della Electro Harmonix inizialmente utilizzato per ottenere il tremolo che attraversa l'inizio e varie fasi del brano. E' vero però che nelle sezioni atmosferiche del brano volevamo ricreare la sensazione di una sorta di deriva cosmonauta. Ognuno di noi è legato a letture, film ed in generale interessi piuttosto diversi... difficile creare una lista comune. E' Andrea comunque nella band l'appassionato di fantascienza.

Siete riusciti a recuperare qualcosa della strumentazione rubata a Roma?
No, purtroppo nulla. Non abbiamo mai nemmeno trovato traccia online di alcun componente della nostra strumentazione, quindi o ha seguito altri canali per la ricettazione o è ancora nascosta da qualche parte. C'era anche moltissimo merchandise sia nostro che dei Void of Sleep, ed anche di quello non c'è stata traccia.

A quale forma di deriva ci sta portando la società di oggi?
All'assenza di curiosità, alla catalogazione perpetua, all'overdose di presunte informazioni, alla distrazione, all'ignoranza... alla disumanizzazione. Forse è così che ognuno avverte la propria “società” nei confronti di un idealizzato ed infantile passato.

Qual è stata l'esperienza più avvincente dal vivo fino a questo momento?
Senza dubbio il tour negli USA/Canada con Gorguts ed Origin, Dicembre 2013. Quasi 7.000 km in 12 giorni, spesso in condizioni climatiche per noi davvero estreme... è stato stupendo, davvero on the road. Ovunque abbiamo incontrato un accoglienza estremamente calorosa e persone eccezionali. I concerti a Columbus e Montreal sono stati probabilmente i più intensi, quest'ultimo in particolare perchè all'interno di un grande teatro, tutto in legno, con fuori una vera e propria tempesta di neve.

Avete già dei piani per il tour?
Stiamo lavorando con la Tone Deaf Touring per tornare negli Stati Uniti nel 2015 e per un tour europeo. Nulla di confermato al momento ma qualcosa accadrà senza dubbio nel corso del prossimo anno. Nel frattempo abbiamo svariati concerti in Italia e tra pochi giorni avremo il release party di Derivae qui a Bologna dove suoneremo il nuovo album per intero.

(parole di Francesco D'Adamo)

Nero Di Marte
From Italia

Discography
Nero Di Marte (2013)
Derivae (2014)
Immoto (2020)