Su Wikipedia siete definiti una band gothic metal. Pensi che tale termine vi si addica?
Dipende molto da cosa intendi per gothic metal. Quello di oggi sicuramente no. Se ti riferisci al vero gothic metal allora posso dirti che band come Tiamat e Moonspell rientrano tra le nostre influenze. Preferisco comunque i termini horror metal o dark metal. Amo diverse formazioni moderne ma credo che i Secrets Of The Moon siano quella con cui abbiamo più in comune.
Per la prima volta forse la vostra proposta è diventata internazionale..
Non siamo mai stati tipicamente tedeschi anche se ci sono influenze di compositori classici tedeschi nella nostra musica oltre a riferimenti a registi come Fritz Lang e Friedrich Wilhelm Murnau. Comunque hai ragione perché quest’album rappresenta una seconda rinascita per la band. Abbiamo cercato di guardare a quello che avevamo realizzato in passato sotto un diverso angolo. ‘The Unknown’ è estremamente vario e riflette il nostro desiderio di presentarci in maniera nuova.
Come è nata l’esigenza di parlare dell’ignoto?
‘The Unknown’ è un’intensità appena palpabile. Un complesso di emozioni che sono metafisicamente presenti e che permeano le canzoni facendole suonare più fresche di quanto ci saremmo mai potuti immaginare. Abbiamo deciso di evolverci e per farlo abbiamo scelto un motore diverso. Senza la morte e il mistero la vita sarebbe alquanto noiosa. Dobbiamo prenderci dei rischi nella vita ed essere grati che ci sia la morte alla fine della nostra esistenza. La copertina di Dan Seagrave, un artista fantastico che in passato ha lavorato con Dismember e Morbid Angel, descrive a meraviglia questo concetto.
Cosa volevate cambiare rispetto a ‘Witching Hour’?
Le canzoni sono nate in maniera veloce. Abbiamo guardato di nuovo al primo album cercando di essere più personali e meno teatrali. ‘The Unknown’ è un album meno estroverso dei precedenti e decisamente personale. Questo è il cambiamento più significativo. Le liriche si rifanno come sempre alle opere di Lovecraft, Poe, Romero e Carpenter ma parlano di vita reale usando metafore psicologiche. 'From Wolf To Peacock' è legata ad una storia della mia infanzia, ‘The Whine Of The Cemetery Hound’ descrive ovviamente un grande cimitero ma in realtà parla dell’animo di ognuno di noi. Anche ‘How Deep Lies Tartatos’?’ si riferisce all’inferno, alla parte più bassa degli inferi che simboleggia i sentimenti più profondi che si nascondono dentro di noi. Molti poeti e pittori romantici usavano questo stratagemma.
E il testo di ‘The Fragrancy Of Soil Unearthed’ invece di cosa parla?
Parla della morte, di vivere con dignità finché non arriva il proprio momento. L’ultimo verso descrive la pace che si prova in punto di morte. Una fine tranquilla dopo avere sopportato per anni il rumore del mondo.
Quando avete cominciato a comporre le tracce?
Nello scorso agosto ho buttato giù qualche idea con la chitarra e poi a novembre ci siamo chiusi in studio per un mese ed abbiamo scritto tutto l’album. Abbiamo registrato le tracce immediatamente per non perdere l’impeto e la freschezza che avevamo guadagnato. Le registrazioni si sono svolte nel mio studio con Martin Koller come supervisore.
C’è stato un momento particolare durante le sessioni che ti è rimasto impresso?
Senza dubbio quando ho registrato le parti soliste di chitarra di ‘From Wolf To Peacock’. É un pezzo estremamente personale e alla fine tremavo. È stato un momento magico. Non mi fraintendere. Adoro suonare dal vivo, però la sensazione che provo creando un album in studio è qualcosa di unico e il legame con Allen B. Konstanz è ancora solido.
Vi siete ispirati a qualche album in particolare in termini di suoni?
Per me la più grande produzione di sempre resta il ‘Black Album’ dei Metallica. E’ insuperabile. Mi sono piaciuti molto i suoni di Jens Bogren con i Katatonia ed in generale volevamo una produzione organica e potente. L’esperienza analogica è decisamente più interessante per noi. Non amiamo i trigger nella batteria ed i plugin per le chitarre. Prendiamo i vantaggi della tecnologia ma non li usiamo per editare le canzoni.
Quanto è stato importante pubblicare ‘The Kindred Of The Sunset’ per settare i nuovi standard in termini di suoni e atmosfere?
Abbiamo deciso di pubblicare l’ep per avere del nuovo materiale in tour. Avremmo potuto pubblicare anche direttamente il full lengh ma non c’era il tempo necessario e non amiamo fare le cose in fretta. Questo ci ha permesso comunque di suonare delle nuove tracce in tour e di conseguenza promuovere l’uscita dell’album prima ancora che uscisse. L’esatto contrario di quello che fanno tutte le band al giorno d’oggi che vanno in tour per vendere i propri album.
Hai visto dei film horror interessanti negli ultimi tempi?
Purtroppo no ma in compenso ho amato la prima serie di ‘Penny Dreadful’. Trovo che sia molto vicino a quella che è la peculiarità della nostra band. Ci sono un sacco di metafore.
(parole di Ulf Theodor Schwadorf)