Prima di tutto vorrei che stilassi un breve riassunto di tutto quello che è successo in questi anni..
La band è nata nel 2010 dopo che avevo fatto parte di altri progetto rock e crossover con testi in italiano. Sentivo l’esigenza di creare un progetto più internazionale e già in quel periodo il mercato del live era in forte calo. Con me c’erano Nicola Briganti alla chitarra, Todd Allen, un bassista di San Diego, e Filippo De Pietri alla batteria. Dopo avere registrato il primo album, ‘Till You Decay’, abbiamo subito cercato di promuovere il progetto all’estero. Nel 2012 abbiamo fatto dieci date negli Stati Uniti e poi qualcuna in Italia e in Europa. Nel 2012-2013 il progetto si è fuso con i Timecut, un gruppo alternative rock modenese, perché Todd Allen è tornato a casa e Nicola Briganti ha dato vita ai Celeb Car Crush. Abbiamo registrato un EP con Maki dei Lacuna Coil come ospite e due brani mixati da Logan Mader, ex Machine Head. Dopo una piacevole esperienza allo Sweden Rock, con Alteria con cui abbiamo registrato un brano nell’occasione, è arrivata la proposta di accompagnare i Prong nel tour europeo. Per questo abbiamo completato in fretta ‘Black Snow’. Ci sono stati poi altri cambiamenti di line-up, sempre dovuti a impegni di vita reale e non a litigi, e l’ingresso di Pietro Quilichini con cui ormai da tre anni portiamo avanti il progetto. Dopo ‘Make Your Stand’ è arrivato il contatto con David Bottrill e quindi ‘Keystone’.
Direi che tutti e tre i full lenght vi rappresentano abbastanza ma pensi che ci sia qualcosa dei Klogr che non è emerso ancora?
Non siamo certo i Linkin Park, che per un periodo ho adorato, e non possiamo permetterci un album di dodici singoli come l’ultimo. Però, senza volerci paragonare ai mostri sacri, seguiamo un percorso preciso e ogni pezzo lo descrive al meglio. ‘Keystone’ è l’album della fusione tra me e Pietro.
Cosa puoi dirci del tour con i Prong?
È stata una bellissima esperienza, molto tirata perché abbiamo fatto 23 date in 28 giorni. Tommy Victor è una persona squisita, umile e che si sbatte realmente per quello in cui crede. Siamo rimasti in contatto e di recente, quando sono venuti a suonare con gli Overkill a Bologna, lo abbiamo portato a mangiare bene.
C’era qualcosa in particolare che volevate cambiare o migliorare rispetto a ‘Black Snow’?
‘Black Snow’ è stato un disco completato in maniera molto veloce a causa del cambiamento di line-up e di altre vicissitudini. Di certo ‘Keystone’ è il lavoro più live che abbiamo mai pubblicato; un po' perché le precedenti erano autoproduzioni e un po' perché stavolta avevamo un Ente Supremo a guidarci. Ci siamo potuti concentrare solo sull’esecuzione dei brani e l’abbiamo vissuta più serenamente.
Come è nato il contatto con David Bottrill?
Da tanti anni conosco Sandro Ferrari, fonico di tanti artisti italiani, e un giorno, parlando di produttori, mi ha detto che lo conosceva. Gli ho subito chiesto il contatto e gli ho scritto. Dopo tre-quattro settimane di conversazioni su Skype ha accettato la proposta. Abbiamo passato circa otto mesi a scambiarci informazioni e idee sul materiale e poi è venuto in Italia per la produzione allo Zeta Factory di Carpi. C’è stato trentadue giorni e poi ha mixato le canzoni a Toronto.
Che tipo di persona è?
È subito diventato il quinto elemento della band e si è dimostrato in grande sintonia con la musica. Qualche momento di tensione c’è stato, quando abbiamo dovuto prendere delle decisioni oppure eravamo stanchi, ma in generale si è sempre comportato da grande professionista e non ha mai imposto la sua personalità. Si è messo a servizio della band senza snaturarci.
Sulla vostra pagina Facebook avete una lista di influenze interessanti: A Perfect Circle, Metallica, Deftones, Alter Bridge, Nine Inch Nails, Tool, Porcupine Tree. Insomma ci andate piano..
Siamo influenzati anche da qualche meno conosciuto. Pietro adora Ritchie Kotzen e Nuno Bettencourt mentre io sono fissato con i Chevelle che in Europa non sono famosi come negli Stati Uniti o in Canada. In Italia invece i numeri uno sono i Lacuna Coil che sono riusciti ad imporsi all’estero con una formula azzeccatissima.
Tra poco sarete in tour con i Rasmus. Cosa vi aspettate?
In realtà questa scelta ci ha sorpreso. Il nostro management stava cercando un tour per promuovere l’album e ci siamo fidati. É un bell’accostamento e un tour di grande risonanza. Con i Prong è stato senza dubbio più difficile perché eravamo noi la band più soft e non è facile conquistare un pubblico old school thrash. In questo caso forse sarà più facile.
Quali sono i passaggi chiave di ‘Keystone’ a tuo parere?
‘Technocracy’, ‘The Echoes Of Sin’ e ‘Pride Before The Fall’. Queste tre canzoni descrivono al meglio i suoni e le atmosfere dell’album.
L’artwork è una parte importante della vostra proposta e devo dire sempre ben studiata..
Stavolta il grafico che cura i nostri video e si occupa degli artwork ha avuto vita più facile perché gli ho dato un input definitivo. Mi piaceva questo quadro di Andrea Salvini e quindi l’ho acquistato e lo abbiamo utilizzato come copertina. Troppe volte l’uomo è arrogante nei confronti del pianeta, nello specifico rappresentato da un insetto, e siamo convinti del contrario ovvero che non è l’uomo a dominare ma il pianeta stessa. L’illusione è quella di ritrovarsi in un sistema circolare e non piramidale come adesso.
A proposito di illusioni. L’album si chiude con ‘Wall Of Illusion’. É illusorio secondo te pensare di diventare famosi con la musica partendo dall’Italia?
Io ci ho sempre creduto. È difficile nella collocazione geografica dove siamo ed il periodo è complicato ma questo è solo il percorso più difficile che potessi scegliere. Ho fatto una promessa quando ho perso mio fratello e non mollerò mai.
(parole di Gabriele “Rusty” Rustichelli)