Cosa è successo dopo ‘Innocence & Decadence’?
Dopo la pubblicazione del disco siamo subito partiti in tour e ci sono stati problemi a sopportare la routine lontano da casa. Eravamo stressati e non ci divertivamo più come in passato. Quando Axel ci ha comunicato di volere lasciare la band abbiamo ritenuto giusto prenderci un pausa e staccare un po' per non rovinare tutto. La pausa è servita per ricaricare le batterie e ricominciare a parlarci. Come suggerisce il titolo del nuovo album vevamo un disperato bisogno di recuperare la nostra pace interiore e non c’è posto migliore di un cimitero per rilassarsi. Battute a parte, il processo è stato più rapido e indolore di quello che ci saremmo attesi.
Di primo impatto l’album sembra volere recuperare le atmosfere di ‘Hisingen Blues’ che attualmente è il vostro maggiore successo?
Non è stato qualcosa di pianificato ma sono d’accordo con te. Ci sono sicuramente delle similitudini con ‘Hisingen Blues’ anche se i suoni sono diversi da quelli di Don Alsterberg e Johan Lindström.
Cosa vi ha spinto a scegliere Chips Kiesbye come produttore?
Soprattutto il desiderio di cambiare. Siamo tutti piuttosto esperti e non abbiamo bisogno di troppi input dall’esterno. Più che altro ci serve qualcuno che renda il processo più organizzato e rapido e che non ci faccia litigare quando c’è da decidere le modifiche da apportare alla scaletta. Abbiamo trascorso tre settimane ai Park Studios di Stoccolma e tutto si è svolto in maniera molto rilassata. Si è subito creata la giusta vibrazione anche grazie a Stefan Bonam che è un ingegnere del suono più flessibile rispetto a quelli con cui avevamo lavorato in precedenza. In termini di sound la novità maggiore sia rappresentata dall’ingresso in formazione di Oskar che ha uno stile totalmente differente rispetto a Axel, influenze blues e jazz ma soprattutto grandi capacità come songwriter.
Perché avete scelto ‘Please Don’t’ come primo singolo?
Non siamo bravi a prendere decisioni quindi abbiamo lasciato fare all’etichetta. Dobbiamo solamente ringraziarli perché in questi anni non ci hanno mai fatto alcuna pressione e quando abbiamo discusso del nuovo album si sono subito resi disponibili senza chiederci di ascoltare niente. Per noi la libertà artistica viene prima di qualsiasi altro aspetto. Personalmente trovo che il pezzo migliore dell’album sia ‘It Ain’t Over Yet’ perché rappresenta il nostro nuovo sound. Siamo convinti che ‘Peace’ sia un momento di svolta. Un pò come lo è stato il ‘Black Album’ per i Metallica.
Dobbiamo aspettarci un grande tour di supporto all’album?
Puoi dirlo forte. Per noi ‘Peace’ rappresenta un ritorno alle origini e non vediamo l’ora di portare in giro per l’Europa le nuove canzoni. Faremo un passo alla volta per non cadere in errori del passato ma c’è tutta l’intenzione di stare a lungo lontano da casa.
Come ti trovi al basso? Hai deciso di esprimerti come chitarrista solo da solista?
Non ho problemi e mi auguro di pubblicare presto del nuovo materiale solista. Ho delle idee da parte ma devo trovare il modo di farle diventare un album. Non so quanto tempo ci vorrà ma uscirà sicuramente qualcosa di nuovo.
In Svezia sembra proprio che l’hard rock anni ‘70 abbia surclassato il metal..
Forse è solo un momento. Come tutti i trende passerà anche questo ma la scena punk svedese è sempre stata fortemente ancorata all’hard rock ed al proto metal degli anni ‘70. Molto più rispetto alle scene di altre nazioni. Questo ha fatto sì che di colpo emergesse il desiderio di ascoltare rock duro, doom e heavy, come si faceva ai tempi d’oro.
(parole di Truls Mörck)