Prima di tutto vorrei che ci parlassi del tuo background musicale, le tue band precedenti ed i primi contatti con la scena parigina..
La prima band di cui ho fatto parte era una band industrial metal durante gli anni duemila. Ero uno dei due cantanti. Tutto però è cominciato quando mi sono trasferita a Londra nel 2011. Ho pubblicato un avviso online per trovare una band come suonatrice di synth e Jack e Nathalia dei Phosphor hanno risposto. Suonavano una specie di mix tra shoegaze ed elettronica e siamo finiti a comporre dei pezzi coldwave e darkwave. Con loro sono stata in tour in Europa e sono entrato in contatto con una scena di cui mi sono presto innamorata. Una volta tornata a Parigi ho creato i Minuit Machine con Amandine e, dopo qualche mese, dato vita al mio progetto personale. Non sono mai stata quindi troppo familiare con la scena locale e anche tuttora ci suono poco.
Quando hai creato Hante.? Qual era la tua visione? Gli obiettivi sono cambiati nel tempo?
Nel Giugno del 2014. Ho composto due pezzi e li ho caricati su Soundcloud senza dire niente a nessuno del progetto. Volevo testare me stessa e capire se ero in grado di comporre e cantare dei pezzi senza il moniker Phosphor o Minuit Machine. Il giorno seguente l’etichetta Stella Kinematics mi ha chiesto se volevo rilasciare un EP e far parte del loro catalogo mi ha entusiasmava. Sentivo anche l’esigenza di comporre liriche che mettessero in mostra sentimenti forti senza alcun compromesso. Quando sei in una band sai che gli album sono il risultato di una serie di combinazioni tra i vari elementi ma quando si tratta di un progetto solista è diverso. Sono felice di avere trovato il modo di esperimere me stessa ed i miei obiettivi si stanno evolvendo di pari passo con le esperienze, suonare in locali più grandi, visitare più nazioni ed entrare in contatto con più persone possibili. L’obiettivo primario è però sempre quello di trasmettere emozioni.
Sei in contatto con altri artisti francesi?
Sulla mia etichetta Synth Religion ho pubblicato Marble Slave. Amo la sua musica e la sua voce. Negli anni è diventato uno dei miei migliori amici ed il nuovo progetto che uscirà a breve si chiama Fragrance. Stessa storia anche se diversa atmosfera. Amo questi ragazzi e li considero la mia synth crew. Sono felice di avere trovato persone con cui condividere la mia passione nella mia stessa città. Di solito è difficile entrare in contatto con altri artisti quando vivi in una città così grande. Amo amche la musica di Hørd, un progetto solista di Bordeaux , e di recente ho remixato un pezzo per Blind Delon. Vi consiglio anche Sydney Valette e An 2000, due progetti con cui ho condiviso il palco e che sono davvero interessanti.
Il tuo concept musicale è solo freddo, sintetico e malinconico?
Sicuramente no. Quelle caratteristiche vengono da me ma non sono io a decidere. Amo comunque altri tipi di musica anche se preferisco sempre quando c’è un pò di malinconia dietro. Quando ero piccola seguivo parecchio i Queen e di conseguenza sono andata a vedere il film “Bohemian Rhapsody”. Anche i pezzi più “happy” spesso mi fanno sentire strana, cupa e triste. In ogni caso, anche se non sarei brava a comporre pezzi di diverso genere, a volte ho bisogno di ascoltare qualcosa che mi fa stare bene.
Le tue visual sembrano molto importanti per le performance live. Come le scegli? C’è un particolare significato alla base di tale scelta?
Sono importanti soprattutto perché sono da sola sul palco. Cerco di offrire la migliore performance possibile e credo che la componente visuale aiuti a creare l’atmosfera e decorare lo spazio. Quando vedo le immagini che scorrono sulla mia faccia o il mio corpo mi sento totalmente immersa nella musica. Le mie canzoni sono parecchio cinematiche e si adattano alla perfezione alle immagini di Marina Macabre, una VJ serba. Amo i suoi lavori, i colori, gli effetti che usa. Le ho chiesto delle visual astratte con elementi della natura ed estratti dei miei video e sono entusiasta del risultato.
Quali sono i tuoi riferimenti principali in termini di darkwave?
Non saprei dirti perché non so esattamente cosa significhi quel termine. Sono sempre confusa sui generi; a volte leggo che la mia musica viene descritta come darkwave, altre volte come coldwave, altre ancora come minimal, synth pop o synthwave. Tutto quello che posso dire è che amo i synth, la batteria elettronica e la malinconia. La mia più grande influenza degli anni ottanta sono senza dubbio i Depeche Mode.
Dove hai registrato ‘Between Hope & Danger’? Che tipologia di suono desideravi ottenere?
In camera da letto e salotto! Non cercavo un suono particolare. Ho composto dieci pezzi in tre mesi e sono un riflesso dei miei pensieri e delle emozioni in questo periodo della mia vita. Un momento in cui oscillo tra speranza e pericolo, impaurita dal futuro ma allo stesso tempo felice di iniziare un nuovo capitolo.
Ritieni che sia il tuo album più completo?
Visto che ho appena finito il prossimo, mettendoci tutto il mio cuore, direi che il più completo sarà proprio quello che uscirà a Gennaio.
Prova a recensire ‘Lies // Light' e ‘Winter Dreams’ per i nostri lettori...
‘Lies // Light' è una delle mie tracce preferite dell’album e adoro suonarla dal vivo. Parla di una relazione tossica, un’esperienza che ho avuto da giovane, ma nel coro parlo di oggi: “Imperfect mind, why are you so sad? Why do you always want the things you can't have". É difficile scegliere quello che vorrei e non desiderare sempre di più. Questo mi spinge oltre. ‘Winter Dreams’ è stata influenzata dalla colonna sonora di “Le Grand Bleu” di Eric Serra. É una traccia naif e piena di nostalgia.
Vuoi parlaci di Synth Religion? È davvero una fede per te?
Ho creato l’etichetta per ‘This Fog That Never Ends’. Mi piaceva l’idea di fare tutto da me poi ho cominciato a pubblicare altri progetti per provare ad aiutarli. Synth Religion è sinonimo di libertà e famiglia per me, un senso di appartenenza. Rispondendo alla tua domanda, sì è una fede ma un tipo di fede musicale che avvicina la gente, che promuove persone che amano aiutarmi ed inseguire dei sogni.