Enemy Inside è un nome che richiama subito alla mente i Dream Theater ma voi sembrate avere anche influenze djent e alternative metal. Qual è la vostra visione?
Ad essere onesta, è divertente perché ognuno descrive la nostra musica in maniera differente. Ci hanno dato del pop, del power metal e anche del djent. Questa è la dimostrazione che bisognerebbe guardare fuori dalla scatola. Il nostro nome non ha comunque nulla a che vedere con i Dream Theater. Ognuno di noi ha molteplici influenze, dal pop al classic rock fino al death metal. La nostra visione, visto che siamo una nuova band, è quella di raggiungere il maggior numero di persone possibili attraverso le nostre canzoni.
Qual è il concept di ‘Phoenix’?
C’è un tema comune che caratterizza il nostro debutto: tutti noi portiamo il nostro più grande nemico dentro noi stessi. Questo è il riferimento maggiore del nostro nome e rispecchia il contrasto tra la luce e l’oscurità, tra gli amici e gli antagonisti, tra il bene e il male.
Dove avete registrato?
Abbiamo registrato quasi tutto nello studio di Evan che si chiama Epsilon. Le voci sono state invece registrate presso l’A-Town Recordings.
Che tipo di suono volevate ottenere?
Non vogliamo suonare come nessun altro. Vogliamo essere gli Enemy Inside. Evan è sempre stato un fan delle produzioni dei Fredman Studios e questo è il motivo per cui abbiamo scelto Henrik Udd per mixare l’album.
Qual è stato il momento più divertente delle sessioni di registrazione?
La verità è che eravamo così concentrati sul lavoro che non abbiamo avuto il tempo di divertirci. Il momento più magico è stato quando abbiamo ascoltato l’album mixato oppure quando abbiamo visto per la prima volta i nostri video. Vedere risultati del genere è una sensazione impagabile!
‘Falling Away’ e ‘Lullaby’ sono fantastiche. Di cosa parlano esattamente?
Ti ringrazio! ‘Falling Away’ parla di ansia e depressione, un argomento molto attuale per la società moderna e sempre più importante al giorno d’oggi. Vogliamo accrescere la sicurezza delle persone e incoraggiarle a parlare, aprirsi e raccontare i loro problemi a chi è in grado di dare un aiuto. ‘Lullaby’ è per chiunque ha sperimentato pensieri suicidi. Parla di come ci si senta intrappolati e imprigionati nella propria mente, nel proprio corpo o nell’anima. Avere pensieri del genere non vuol dire essere malati. È solo il sintomi di una sofferenza che necessita cooperazione. Il tempo ed il supporto delle persone possono aiutare a sconfiggere il nemico che si ha dentro anche quando si è persa la speranza e non si vedono soluzioni. Buona parte delle liriche sono basate su emozioni ed esperienze personali. L’album discute temi come mortalità, pensieri suicidi, depressione, esaurimenti nervosi e così via. Volevo catturare ogni esperienza negativa e renderla potente. Il messaggio di ‘Phoenix’ è che noi tutto possiamo rinascere dalle fiamme, più forti di prima, nonostante il dolore provato. Le nostre ore più buie ci rendono quello che siamo.
Il ruolo del pianoforte in ‘Doorway To Salvation’ è preminente. Pensate di comporre altri pezzi in quel modo?
Stiamo raccogliendo le idee per il nostro secondo album proprio adesso. Non sono sicura che ci saranno altre canzoni basate sul piano.
Come è nata la collaborazione con Georg Neuhauser dei Serenity?
Visto che ‘Doorway To Salvation’ era pensata per due voci, fin dall’inizio delle sessioni abbiamo cercato un cantante per completare il pezzo. Il nostro bassista Dominik conosceva Georg personalmente e ce l’ha presentato. La sua voce è perfetta per il pezzo.
Come pensate di promuovere l’album? Siete mai stati in Italia?
A marzo saremo in tour con gli Almanac e poi faremo delle date in Spagna. Inoltre parteciperemo al FemME in Olanda. Mia madre è italiana e sono nata a Napoli anche se sono cresciuta in Germania. I miei nonni sono venuti in Italia quando ero piccola e sono venuta a trovarli quasi tutte le estate. Spero di suonare presto dalle vostre parti con gli Enemy Inside.
Qual è il tuo peggiore difetto?
Probabilmente sono troppo autocritica. Sono una perfezionista e questo a volte è il mio peggior nemico! A volte sono anche testarda. Spesso sono di cattivo umore quando ho fame.
Hai militato in altre band prima degli Enemy Inside?
Ho collaborato con band come Kissing Dynamite, Mystic Prophecy e Beyond The Bridge. Avevo anche altre band ma non abbiamo mai pubblicato niente perché non ero soddisfatta al cento per cento del progetto. È difficile avere una voce unica, specialmente per le donne. Alcune sono difficili da riconoscere dalle altre. Quando avevo dieci-undici anni provavo a cantare in maniera più profonda perché non volevo sembrare una bambina. Me ne sono accorta riguardando i video dell’epoca. Trovare la propria identità vocale e apprezzarla è un processo che va di pari passo con la scoperta di te stessa. Crescendo non ho mai pensato a come avrei dovuto suonare, ho sempre cantato in maniera naturale quello che sentivo. Credo che quello sia l’unico modo per essere onesti e mantenersi sani.
(parole di Nastassja Giulia)