Prima di tutto presenta la band a chi ancora non vi conosce..
Abbiamo pubblicato il nostro primo full lenght, ‘Zenith’, nel 2010. ‘The Rifts è uscito nel 2015 e ‘The Woods’ agli inizi di quest’anno. Sono tutti usciti per l’etichetta di Erik, Version Studio Records, e fin da subito abbiamo cercato di lavorare con un team consolidato che vede coinvolti tra gli altri Karl Daniel Lidén alla batteria e Anders Carlström al basso.
Come vi siete conosciuti?
Eravamo piccoli. È successo venticinque anni fa. Entrambi avevamo gusti simili in termini di musica, film horror e stranezze varie. Abbiamo subito iniziato a creare cose insieme. La nostra è un’amicizia consolidata e basata sulla creatività.
Quali erano gli obiettivi quando avete cominciato? Sono cambiati adesso che ‘The Woods’ è realtà?
È più una costante progressione direi. Naturalmente ci concentriamo su ogni aspetto riguardante la scrittura dell’album ma una volta completati ci rendiamo conto che rappresentano una sorta di transizione verso ciò che verrà dopo in termini di scrittura. ‘The Woods’ sarà pure finito ma il nostro lavoro non lo è e l’obiettivo è proprio il lavoro insieme.
Quali sono le vostre influenze principali? E le band che avete ascoltato di più di recente?
Ce ne sarebbero un milione, alcune ovvie ed altre meno. L’ispirazione comunque nasce da fonti diverse. I film per esempio. Quando scriviamo abbiamo sempre delle referenze visuali. Ci piace dipingere delle atmosfere e dare un senso del mood in cui siamo. Ho ascoltato molto l’ultimo lavoro di Christian Kjellvander e raccomando ‘Hollow’ degli Helium Horse Fly. Per quello che so, Erik sta ascoltando molto i Low ultimamente.
A chi è dedicato ‘The Woods’? Una foresta in particolare? Oppure tutte le foreste svedesi che sono generalmente fitte e oscure?
L’idea concettuale è nata da una serie di fotografie che ho scattato in un posto chiamato Hestra nello Småland. Era un giorno molto nebbioso di Dicembre, poco dopo Natale e mi sono munito di fotocamera dentro questo immenso bosco. A volte la Natura ha un modo tutto suo di catturare attenzione e, quando abbiamo iniziato a parlare del nuovo album, le fotografie sembravano adattarsi alle idee che avevamo.
Siete coinvolti anche in altre band?
Nel corso degli anni siamo stati coinvolti in numerosi progetti. Erik suona attualmente anche negli Aoria e nei Kausal.
Di quale blackout parlate nella prima traccia? Un blackout mentale o reale?
È quello che vuoi essere. Dipende dall’esperienza di ognuno al momento di ascoltare il pezzo e quindi potrebbe essere entrambe le cose. Quello che significa per me non è interessante.
Puoi darci qualche dettaglio sui musicisti che hanno suonato sull’album?
Come ti dicevo alcuni musicisti ci seguono fin dagli inizi. Anders Carlström ha suonato il basso anche sul primo EP e fa parte dei Kausal assieme a Erik. Si è occupato pure della copertina di ‘The Woods’. È una roccia e ci conosciamo da tanto tempo. Anche Karl Daniel Lidén è con noi da diversi anni. Ha suonato su ‘Zenith’ e da quel momento è il nostro batterista. Si è occupato sia del mixaggio sia della masterizzazione di ‘The Woods’. Minna Heimo ha suonato l’organo a pipe ed era anche su ‘The Rifts’. Lavora come organista in una splendida chiesa di Falun. È in grado di suonare qualunque cosa. Samuel Lundström ha suonato la viola per la prima volta ma ci auguriamo che non sia l’ultima. Non ci siamo mai incontrati ma ci siamo trovati bene subito. È bello potere lavorare con persone di talento e genuine.
La vostra musica è molto cinematica. Vi piacerebbe scrivere una colonna sonora?
Ne abbiamo parlato tante volte. Il genere del film non è importante ma deve scattare la scintilla.
Qual è il vostro rapporto con l’elettronica?
Con il passare degli anni ci siamo mossi nella direzione di un songwriting sempre più heavy e elettronico. C’è spazio per tastiere e synth ma vengono utilizzati prevalentemente per il tessuto strumentale. Di base partiamo dal pianoforte o dalle chitarre.
Che significato si cela dietro all’artwork? É una specie di ‘ZoSo’?
C’è una connessione tra i simboli e le tre parti dell’album. ‘Blackout’ è simboleggiata dal cerchio, ‘The Woods’ dalla runa della vita, che significa anche albero e rovesciata è quella della morte, e ‘An Heir To The Throne’ dalla corona. C’è una progressione ma dipende dalla prospettiva di ognuno.
Come pensate di promuovere l’album?
Non abbiamo fissato degli show al momento ma ci piacerebbe venire in Italia! Attualmente stiamo provando per un paio di show e siamo eccitati all’idea di trasportare il nuovo materiale dal vivo. Abbiamo allestito una grande live band e le canzoni suonano in maniera spettacolare.
(parole di Jakob Berglund)