In questi anni hai pubblicato alcuni lavori solisti, tre dischi nati in collaborazione con Scott “Wino” Weinrich di The Obsessed e Saint Vitus e sei appena tornato nei negozi con il debutto dei Trialogos, progetto che vede coinvolti anche Kiki Bohemia e Sicker Man. Qual è la modalità espressiva migliore per te?
É una domanda che mi viene posta spesso. Sinceramente non ci ho mai pensato. Ho sempre seguito diversi progetti e in questo momento è eccitante fare parte dei Trialogos. Abbiamo appena pubblicato ‘Stroh Zu Gold’ e stiamo ricevendo tante richieste dalle agenzie di booking. Non abbiamo ancora suonato dal vivo quindi sono curioso di vedere cosa succederà.
Sei più nervoso quando suoni da solo?
C’è sicuramente più eccitazione perché devo controllare tutto e l’energia proviene solo da me. A volte devo contenerla. Quando abbiamo registrato lo show per Roadburn Redux con i Trialogos l’energia proveniva da tre persone e quindi c’era meno ansia. Mi sono divertito molto in quella occasione, ma naturalmente amo suonare dal vivo in versione solista, come farò stasera alla Taverna della Musica di Ponte Buggianese.
Cosa puoi raccontarci dell’esperienza al Roadburn Redux?
È stato tutto così inaspettato. Ci siamo trovati per tre giorni di sessioni e abbiamo tenuto il risultato. È venuto naturale e diverso da tutto ciò che facciamo separatamente. Anche se ci manca la gente è stato uno show vero ed al festival ho apprezzato tanti concerti come le Svart Sessions oppure le esibizioni di Maggot Heart e Gold.
Nel corso degli anni come si è evoluto il tuo approccio compositivo?
L’emergenza sanitaria mi ha costretto a cambiare il modo di registrare. Ho usato tanto il laptop, cosa che non ero abituato a fare. Non ho potuto incontrarmi con i miei amici e ho avuto tanto tempo per apportare dei ritocchi al materiale, altra cosa che di solito cerco di non fare perché amo la semplicità. Posso dirti che negli ultimi tempi ho notato una tendenza maggiore alla sperimentazione. Non so se sarà così anche in futuro ma far parte dei Trialogos mi ha aperto tanti spazi come l’elettronica o la musica da film. Spero che questa esperienza si rifletta nel mio approccio nei prossimi anni. Allo stesso tempo sono sempre ispirato ai songwriter classici.
Come mai conosci l’italiano così bene?
Vivo in Italia da tempo. Ho un sacco di amici qui e amo la scena italiana dagli anni ‘70 ad oggi. C’è una grande varietà: dal prog al Battiato passando per i Raw Power.
Cosa ricordi delle registrazioni di ‘Raw Love Songs’?
É stato molto bello. Non avevo mai suonato da solo dal vivo e dopo troppe discussioni nelle band avevo la necessità di allontanarmi dalle complicazioni. Mi sono isolato da tutto e ho registrato per due giorni con Thommy Krawallo. È stato puro e liberatorio. Tutto molto naif.
Come hai conosciuto Scott “Wino” Weinrich?
Prima di ‘Raw Love Songs’ ho partecipato ad un festival organizzato da Exile On Mainstream. Non conoscevo ancora Andreas Kohl ma ho suonato in un paio di jam e così è nata la nostra amicizia. Wino aveva appena pubblicato il suo primo lavoro solista e Andreas stava organizzando un tour di sette date. Aveva bisogno di un autista e mi ha chiesto se poteva fare per me. Io ho accettato perché avevo bisogno di soldi ma ho avuto anche la possibilità di aprire i suoi concerti. Non conoscevo Wino prima di quel momento ma con il passare dei giorni siamo diventati amici e abbiamo suonato tante volte nel backstage. Anche per lui era una novità perché non si era mai esibito da solo ed in versione acustica. Alla fine del tour mi ha invitato a suonare con lui la cover di ‘Isolation’ dei Joy Division e mi ha insegnato tanto della vita in tour. Abbiamo deciso di fare un album insieme e ci siamo chiusi in studio per sei giorni. Poi ne abbiamo realizzati altri due e abbiamo suonato un paio di volte in Europa e anche negli Stati Uniti. É un caro amico ed un mentore.
Un paio di anni fa hai pubblicato il magnifico ‘Doom Folk’ e creato un genere..
Il mio è un approccio oscuro ai classici della musica folk. La mia musica è dark e gotica ma pur sempre folk. Con un titolo come ‘Doom Folk’ ho voluto lanciare una provocazione nei confronti di una scena che è un po’ chiusa e regolata da leggi molto rigide. Tutto questo anche se la mia musica non è affatto heavy.
Qual è la canzone che ti rappresenta di più?
Forse ‘Dark Tower’. Il testo è molto importante per me perché descrive uno stato d’animo che mi ha caratterizzato per molti anni. Non volevo essere troppo dark, ma parlo di momenti difficili, di problemi come la depressione o la schizofrenia. L’ho scritta dopo il suicidio di Chris Cornell che mi ha toccato molto. Trovo che sia importante che si parli della depressione degli artisti. Negli anni l’argomento è stato affrontato di più rispetto al passato, anche a causa delle morti di tante icone.
Nella tua voce io sento anche un po’ di Brandon Boyd…
Ascoltavo gli Incubus tanti anni fa, ai tempi di ‘S.C.I.E.N.C.E.’. Poi li ho un po’ persi di vista ma hanno un grande cantante.