Prima di tutto parlaci del Six Feet Under Studio.
Amo questo posto. É una vecchia palestra e infatti ci tengo anche degli attrezzi per tenermi in forma. Ci passo diverse ore della giornata e non ho ancora deciso se trasformarlo in uno studio professionale o meno. È una decisione che dovrò prendere presto perché voglio insonorizzare lo spazio del microfono e devo capire se farlo a misura per me o leggermente più alto.
Come te ne sei uscita con queste canzoni molto varie?
È tutto partito quando mi sono registrata su Patreon e ho creato la mia piattaforma privata. Ho deciso di completare una canzone al mese e continuo a farlo ancora. All’inizio era semplicemente un modo per tenermi attiva o comporre materiale che non c’entrava molto con i Delain. Dopo un po’ ho capito che avevo tante canzoni da parte e ho cominciato a pensare alla pubblicazione di un album. Inizialmente pensavo solo a renderlo disponibile sulla piattaforma e qualche servizio di streaming come Spotify, poi ho deciso di rendere il materiale ancora più accessibile e, assieme a Napalm Records, abbiamo curato l’uscita in vinile.
Il mood dell’album è piuttosto positivo considerato che le canzoni sono nate durante la pandemia.
Alcuni testi non lo sono affatto anche perché l’anno scorso è successo di tutto. Ho avuto alcuni problemi personali, poi c’è stata la pandemia e poi i Delain si sono divisi. Penso soprattutto a ‘Superhuman’ e ‘Soft Revolution’, ma nel complesso Patreon mi ha trasmesso vibrazioni positive ed il supporto delle persone che mi seguono è stato fantastico. Dopo il primo giorno avevo già cinquecento sottoscrizioni.
Ti sei sentita pure libera di sperimentare con l’autotune.
Nella comunità metal viene considerato qualcosa di pessimo e nel complesso non lo amo troppo neppure io. Quando però stavo componendo ‘Masterpiece’, ho pensato che qualche effetto avrebbe reso la canzone meno perfetta. Ogni canzone ha guidato la produzione e non sono scesa ad alcun compromesso.
È stato complicato scrivere un pezzo al mese?
Sì, tantissimo anche perché in un mese dovevo fare tutto ovvero completare l’arrangiamento, registrarlo, produrlo, mixarlo e masterizzarlo. Spesso ho seguito anche la creazione dell’artwork. All’inizio avevo un paio di canzoni pronte ma poi è diventato tutto difficile. In questo anno e mezzo però ho imparato tanto e sono felice di aver seguito questo percorso.
Pensi di dare alle stampe presto un secondo album?
Probabilmente sarà così. Sono stata contattata per altri progetti ma sto cercando di essere parecchio selettiva.
Qual è il pezzo chiave di ‘Tales From Six Feet Under’?
Secondo me ‘Soft Revolution’ perché contiene tutto quello che mi piace nella musica. È pop, malinconica ma ha anche un certo lato heavy. Mi piace il contrasto tra diversi elementi ed è più lunga delle altre tracce del disco. Un altro pezzo a cui tengo molto è ‘Lizzie’, che mi ha vista collaborare con Alissa White-Gluz. Oltre ad aver registrato le sue parti vocali, mi ha aiutata con chitarra e batteria.
Che rapporto hai con l’elettronica?
Ricordo bene quando ho scritto ‘New Mythology’. Ho provato un nuovo drum kit e ho cercato qualche suono strano per introdurre il coro che era già pronto. È stato eccitante ed ero molto ispirata. Mi piace la musica elettronica ma a differenza di tante persone che utilizzano i synth perché sono nostalgici degli anni ‘80, io amo il fatto che dietro ad un synth c’è uno strumento che n
Com’è stato girare il video di ‘Superhuman’?
Molto stressante come sempre. Quando giro un video sono sempre nervosa e non dormo. Sono però rimasta sorpresa da come Tim Tronckoe, che fino ad allora conoscevo come fotografo, avesse tutto sotto controllo. È stato molto professionale e mi ha reso le riprese meno complicate del solito. Ho comunque dovuto esibirmi in una scatola di vetro con del fumo. Faceva molto caldo.
Hai già pensato a come promuovere questo materiale dal vivo?
Sicuramente lo farò con una band. Ho presentato qualche pezzo assieme a Timo Somers ma non voglio suonare le canzoni in versione acustica quindi avrò degli altri musicisti al mio fianco.