-Core
Over A Barrel
Italia
Pubblicato il 05/04/2022 da Lorenzo Becciani

Come vi siete conosciuti? 
Io e Imer ci conosciamo da tantissimo tempo perché  abbiamo suonato insieme nella nostra prima band i Biotech dal 1992 al 2000 e ci siamo formati a livello musicale praticamente insieme. Possiamo definire gli  Over a Barrel come  l’unione di due amici con una grande passione per tutto quello che suona estremo che cercano di trasformare questa passione in musica.

Come è nata l’idea di dare vita a questo progetto? 
Durante l’inizio della pandemia Imer aveva alcune idee registrare e mi ha proposto di formare questo progetto. Le prime bozze avevano gia un ottimo potenziale e l’idea di poter ritornare a fare musica insieme dopo molti anni l’ho trovata fin da subito interessante e stimolante  data anche la nostra amicizia.  Dopo diverse Skype call di confronto abbiamo cominciato a scrivere e arrangiare le canzoni. Successivamente siamo entrati all’Audiocore studio per registrare ‘Self-Inflicted Wounds’.

Perché Over a Barrel?
Over A Barrel è inteso come “Essere al limite”. Questo moniker può avere diverse interpretazioni e serve a valorizzare il messaggio che vuoi fare arrivare a chi ti ascolta. La tematica principale è  il fatto che molta gente subisce violenze non solo fisiche ma anche psicologiche e non ha la forza di reagire.  Purtroppo accade che molti individui più fragili non ci riescono e si rinchiudono in se stessi per poi avere spesso brutte conseguenze.

Avevate fin da subito una visione sonora precisa oppure si è sviluppata col passare del tempo?
L’album è stato concepito in maniera naturale e genuina. Senza seguire le mode. Non ci siamo mai messi dei paletti nella composizione. Semplicemente ci dicevamo: ‘Questo gira bene, ci piace? Ok, perfetto andiamo avanti’. Fin da subito avevamo un’idea precisa che era quella di cercare di comporre musica estrema che piacesse in primis a noi stessi, con la mente aperta e non con i paraocchi in una sola direzione.  Questa è l’essenza che si può trovare nelle tracce che compongono questo album!

Quando avete cominciato a comporre i brani per ‘Self-Inflicted Wounds’? É stato un processo complicato?
Abbiamo cominciato a comporre durante il primo lockdown. Purtroppo non si potava uscire e quindi abbiamo fatto quasi tutto a distanza sfruttando la tecnologia. ‘Over A Barrel’ è stata la canzone su cui abbiamo avuto più difficoltà, perché è stata la prima canzone che abbiamo composto. Volevamo capire come sviluppare il nostro stile, sia dal punto di vista del sound che delle lyrics! E’ stata cambiata diverse volte, aggiungendo e togliendo riffs, arrangiamenti, metriche vocali ecc..  Questo ci ha fatto capire che direzione prendere per comporre gli altri brani.

Quali sono stati i momenti più belli delle sessioni? E quali invece i più difficili?
Come ti dicevo prima abbiamo dovuto fare molto in casa visto il periodo particolare che stavamo vivendo. Dopo la fase di scrittura e pre produzione abbiamo registrato le linee di chitarra, basso e la batteria midi in casa nei rispettivi home studio. Successivamente una volta che la situazione pandemica si era sbloccata ci siamo ritrovati in studio per registrare le voci e per la fase di mix e mastering. Le sessioni in studio si sono svolte in maniera tranquilla, rilassata. Ci siamo davvero divertiti. Abbiamo avuto anche qualche piccola discussione ma sempre in maniera costruttiva.
Ritrovarci a livello musicale dopo tanti anni e ricordare anche il passato è stato davvero bello e a tratti emozionante. 

In termini di produzione e mixaggio a quali album vi siete maggiormente ispirati?
Avevamo fin da subito un idea precisa di quello che volevamo ottenere ed è proprio quello che si può sentire nell’album. Alcune cose di riferimento ci sono state ma abbiamo cercato di non farci influenzare troppo. L’obbiettivo era quello di creare un sound “marcio” old school ma con la consapevolezza di essere nel 2022 e che il modo di ascoltare e capire la musica estrema è cambiato rispetto a quando abbiamo incominciato noi.  Siamo molto contenti del risultato finale per il nostro album di debutto.

Prova a recensire ‘Turning Points’ e ‘Dripping Blood’ per i nostri lettori…
Penso che ‘Turning Points’ sia uno dei brani più rappresentativi dell’album perché rispecchia in pieno ciò che sono gli Over A Barrel ovvero un potente mix di velocità e groove il tutto condito dal sound marcio e crudo dell’HM2! E’ stato strutturato per una dimensione che parte molto brutale e veloce per poi passare ad una parte più pesante e cadenzata. Mentre ‘Dripping Blood’ è un brano mid tempo, con riff in pieno stile Swedish death metal, perfetto per scapocciare.

Dobbiamo considerare Over a Barrel una band a tutti gli effetti con l’intenzione di pubblicare altri dischi in futuro oppure si tratta di un progetto isolato?
Per il momento siamo focalizzati a promuovere al meglio ‘Self-Inflicted Wounds’ e completare la line-up per essere operativi in sede live. Per il futuro vedremo come si evolverà la cosa. Per il momento ti posso dire che la voglia e l’intenzione di proseguire dando continuità al progetto c’è sia da parte mia che di Imer. 

Visto il valore dell’album a tutti noi interessa sapere come verrà trasportato dal vivo il materiale. Avete già dei piani a riguardo? 
E’ nostra intenzione portare il prima possibile  questo progetto in sede live perché oltre a divertirsi è un ottimo modo per promuovere la propria musica. Siamo già in contatto con alcuni batteristi per completare la formazione e stiamo cercando di organizzare la release party dell’album con la speranza che la gente possa tornare nei locali per godersi un concerto e divertirsi senza limitazioni. Siamo carichi e eccitati  ma allo stesso tempo fiduciosi che l’album possa piacere. Noi ci abbiamo messo molto impegno, anima e cuore per ottenere il massimo e spero che tutto questo possa essere percepito anche da chi lo ascolta! 

Quale significato si cela dietro alla copertina?
Il focus della copertina del nostro album sono sicuramente i serpenti che rappresentano il buco nero del male che è in ognuno di noi, che ci perseguita e spesso ci allontana dalla luce. 

In chiusura troviamo la reprise di ‘Cyberwaste’ dei Fear Factory. Cosa vi ha spinto a registrare una cover del gruppo industrial americano? E come mai proprio questo pezzo?
I Fear Factory musicalmente sono molto lontani da noi, ma è una band che rispettiamo, che ascoltiamo sin dai loro primi album e che abbiamo visto live parecchie  volte. Abbiamo scelto ‘Cyberwaste’ perché ha un riffing che permette di essere reinterpretato al meglio con il nostro stile e il nostro sound. 

Puoi aggiornarci anche sui prossimi programmi di The Modern Age Slavery e Browbeat?
Con I The modern Age slavery siamo attualmente in studio per completare il quarto album e in contemporanea stiamo recuperando le date che avevamo perso per ovvi motivi nei due anni precedenti. In più abbiamo gia confermati diversi festival estivi come UK Tech Fest in inghilterra, Hills Of Rock in Bulgaria, Harrie Metal Fest in Olanda più altre date qui in Italia.  Con i Browbeat abbiamo da poco rilasciato nostro nuovo EP ‘The Showdown’ e siamo in piena promozione. Abbiamo già recuperato diversi live e ne abbiamo altri confermati per primavera e estate.

(parole di Luca Cocconi)

Over A Barrel
From Italia

Discography
Self-Inflicted Wounds - 2022