Northside è un festival dall’eccellente programma musicale ma che desidera trasmettere anche un messaggio ambientale importante. Cosa ne pensi?
È bellissimo. Credo che sia arrivato il momento di un cambiamento in tutti i sensi. Sto provando delle vibrazioni fantastiche qui e fare squadra su certi argomenti può fare davvero la differenza. Sono tematiche attuali che dobbiamo affrontare in tempo.
Ti senti a tuo agio in un evento dove la musica pop e rock è predominante?
Dovrebbe essere sempre così. Festival con proposte pop, dance, indie e così via. É intrigante vedere line-up diverse e accettare sfide sempre nuove. In manifestazioni di questo tipo puoi incontrare tante persone che non ti conoscono e non ti hanno mai ascoltata. Quelle persone potranno amarmi o odiarmi. È un modo di mettersi alla prova.
É la prima volta in Danimarca?
Sì, non c’ero mai stata prima.
Sei nata in Texas e cresciuta in Scozia, con precisione a Dundee.. Come sei entrata in contatto con la musica?
I miei ricordi sono soprattutto legati alla Scozia perché mi sono trasferita lì quando avevo sei anni. I miei genitori ascoltavano musica pop e rock e a dodici anni ho preso la chitarra e ho cominciato a cantare. Mi piacevano Paolo Nutini, che è stato il mio primo concerto, e Kate Melua e ho fatto qualche data a Dundee, cantando nei bar ed a qualche matrimonio. A quel punto ho iniziato a fare sul serio con la musica.
Sappiamo che hai avuto un’educazione classica. Ascolti anche neoclassica?
Mi piacciono tante colonne sonore. Ho un range molto vasto di ascolti. Dal dub alla drum n’ bass, dalla musica classica all’elettronica. Degli artisti che si sono esibiti al Northside mi piacciono molto i Disclosure.
Perché hai deciso di diventare un’artista dance?
Avevo cominciato come cantante e ho iniziato a scrivere e produrre canzoni. Poi ho cominciato a farlo anche per altri musicisti. Non volevo cantare con una base in sottofondo e improvvisamente ho iniziato a provare dei loop. Non avevo mai pensato di fare la DJ ed è stato molto strano quando ho imparato. Ho acquistato un controller di seconda mano su Ebay ed è stata la migliore decisione mai presa in vita mia. Pete Tong ha supportato ‘Push It’ alla radio ed è stato molto importante per la mia affermazione.
Quale dei singoli che hai pubblicato fino adesso ti rappresenta al meglio?
Sto ancora scoprendo il mio sound, ma ogni canzone nasce per un motivo. ‘Animal Kingdom’ rappresenta un lato di me, ‘Push It’ mi ha aperto tante porte e ‘Feel The Heat’ è stato il primo pezzo che è nato quando ho iniziato a fare ricerca in ambito house. Ci sono degli elementi classici ma è stato qualcosa di totalmente nuovo per me. Da poco è uscita ‘Let Me In’, che è il mio primo featuring, quindi è davvero difficile scegliere.
Come scrivi le canzoni?
Dipende dal momento. Cerco di creare delle vibrazioni perché voglio rompere battiere e arrivare a persone diverse. Per ogni singolo scrivo decine di versioni alternative.
Ci sono altre dj che segui con interesse?
Ce ne sono tante brave come TSHA e Ashibah. Credo che sia importante che ci siano tante donne nell’ambiente. Mi sento onorata quando vengo a sapere che la mia musica o il mio esempio sono serviti per dare forza a qualche ragazza. È uno stimolo a migliorarmi anche per me. Grazie ad Instagram ed agli altri social network riesco a connettermi con tante persone. L’aspetto fondamentale è sapersi mettere in gioco e credere in sé stesse.
‘Let Me In’ è uscito in vinile autografato. É importante anche il formato fisico per te?
Lo è assolutamente. Tutto quello che si può toccare ha un valore. Anche le t-shirt sono speciali.