Ci racconti come è nato questo disco?
I riff e le idee principali risalgono a quindici anni fa. Fin dal principio ho capito che si trattava di materiale che non sarebbe stato adatto agli Amorphis, così l’ho messo da parte. Quando è arrivata la pandemia, ho avuto l’occasione di riprenderlo e tradurlo dalla sua forma primitiva a qualcosa che avesse senso per me. Ho lavorato ad un pezzo alla volta, inizialmente provando a cantarlo io e poi ad immaginarmi chi lo avrebbe potuto cantare. In generale il processo è stato molto intuitivo.
Da come è venuto fuori l’album sembra che ti sia divertito parecchio?
Sicuramente mi sono divertito ad assemblare i pezzi. Ho lavorato senza pressione anche se ad un certo punto, quando l’attività live dava l’impressione di poter ripartire, ho dovuto stringere per non rischiare di dover attendere altri anni per poterlo pubblicare. L’aspetto più difficile è stato contattare gli artisti per le collaborazioni. Con alcuni di loro sono bastate due parole mentre con altri è stato più complesso e ci siamo spediti diverse e-mail. Ho dato loro la possibilità di fare quello che volevano e sono molto soddisfatto del risultato.
Com’è la scena attuale a Helsinki? So che alcuni locali hanno chiuso.
Non esco molto a dire il vero. Circa due volte al mese. Però sono dell’avviso che manchi un certo tipo di locale. Ci sono pub o locali di piccole dimensioni come il Tavastia ma mancano i posti di medie dimensioni.
Di locali piccoli ricordo il Nosturi dove con gli Amorphis avete suonato per la vigilia di capodanno nel 2010.
Ricordo bene quel concerto. C’eri anche te?
Certo che c’ero. In prima fila anche. Il più bel concerto degli Amorphis però per me rimane quello all’Ankkarock. Suonaste alle prime ore del pomeriggio, davanti a qualcosa tipo diecimila persone, nel bel mezzo di una tempesta. Fu epico! E accanto a me avevo un ragazzo, con tutte le toppe dei vostri album sul giacchetto di jeans, che cantò i testi dal primo all’ultimo!
Abbiamo dei grandi fan!
Puoi dirlo forte e non vedo l’ora che sia luglio. Ho visto che sarete al Luppolo Rock Festival in compagnia dei Paradise Lost.
Anche noi non vediamo l’ora. Adesso abbiamo altri tre concerti poi ci prenderemo una pausa di tre mesi dopo la qualche completeremo il nostro prossimo lavoro. Dopo i festival estivi entreremo in studio di registrazione e probabilmente l’album uscirà nei primi mesi del 2025.
Tornando a ‘Heartrot’, che tipo di sound hai scelto per questo lavoro solista?
Più che ad una produzione specifica, ho pensato a che tipo di atmosfera fosse giusta per ogni canzone. Quando suono la chitarra lascio emergere un certo feeling e mi sono comportato allo stesso modo mentre completavo i pezzi. Non ricordo grande discussioni con Nino Laurenne. Forse ho mandato indietro qualche mixaggio.
E come hai scelto i musicisti con cui registrare in studio?
É stato facile perché sono amici. Con Lauri Porra ci conosciamo da una vita mentre Waltteri Väyrynen ci ha dato una mano dal vivo nel 2019 e così gli ho chiesto se volesse fare parte del progetto. Buona parte dei testi è stata composta da Jussi Ahlroth, che suonava con me all’epoca degli Abhorrence. Alcuni cantanti come Addi Tryggvason dei Solstafir e Mariska hanno scritto le loro parole.
O mio Dio! Gli Abhorrence! Sai che ho almeno un paio di musicassette? Una di sicuro è pirata!
Ahahah.. grande!
Tra le collaborazioni ce n’è una che ti ha veramente sorpreso?
Non direi. Sono tutte molto diverse tra loro. Di sicuro sono onorato di avere tutti questi grandi musicisti su ‘Heartrot’. Suonare con una leggenda come Jeff Walker è grandioso. ‘Symphonies Of Sickness’ è uno dei miei dischi metal preferiti di sempre assieme a ‘Altars Of Madness’ dei Morbid Angel e ‘Reign In Blood’ degli Slayer. Penso poi che ‘Whitebone Wind’, nel quale cantano Petronella Nettermalm dei Paatos e Marko Hietala dei Nightwish, sia un pezzo che esprime molto bene quello che volevo trasmettere col disco. È come se fosse la colonna sonora di un film immaginario.
E alla fine hai invitato pure Tomi Joutsen.
Non avrei potuto farne a meno. Quando ho scritto ‘Hooks In The Sky’ ho subito pensato alla sua voce. Nessuno avrebbe potuto cantarla meglio.
Infine parliamo della Svart. Perché hai deciso di pubblicare il disco con loro?
Perché è una delle migliori etichette indipendenti che abbiamo in Finlandia in questo momento. Lavorano molto bene, hanno una passione genuina per la musica e nel loro catalogo ci sono ottime band.
(parole di Tomi Koivusaari)