-Core
JoyCut
Italia
Pubblicato il 26/02/2011 da Lorenzo Becciani
In questo momento state provando quindi grazie per il tempo che ci concedete.
E' un piacere. La recensione di 'Ghost Trees Where To Disappear' è fantastica, una delle più belle uscite fino a questo momento per questo ci siamo affrettati a pubblicizzarla sui nostri canali ufficiali. Ha colto nel segno non soltanto sulla considerazione che non sembriamo un gruppo italiana ma anche nella descrizione del disco.
Da piccoli spesso giochiamo a nasconderci dietro agli alberi. Il titolo del nuovo album è da considerare un ritorno all'infanzia oppure un monito ecologico di rassegnazione?
Entrambe le cose. Quando si è piccoli si ha bisogno di un sostegno per superare i confini e le barriere. Ci si mette sulle spalle del babbo oppure si sale sugli alberi per guardare più in alto. Non ci sono dubbi quindi sul fatto che abbiamo voluto sottolineare un ritorno all'autenticità della scoperta del suono ma allo stesso tempo l'inferenza ecologica è evidente. Le radici degli alberi rappresentano un forte legame con la nostra provenienza umana, autentica e naturale. L'albero è un simbolo, un dono, qualcosa di grande spessore simbolico. Ci ricorda il rapporto con la terra e esprime il ritorno alla natura.
Cosa significa esattamente registrare e pubblicare un album in modalità ecosostenibile?
Significa affrontare una grande sfida interiore con se stessi per veicolare con i fatti quella che è una ricerca teorica. Inoltre consiste in un grande dispendio di energie e risorse per trovare i materiali. Non è semplice cercare di convertire un sistema industriale legato a cose piuttosto semplici e consuete come la plastica e i digipack. La notte cercavamo i materiali e di giorno ci mettevamo in gioco.
Esattamente quali materiali avete utilizzato?
Prima di tutto carta riciclata e non riciclabile come spesso accade con certificazioni FSC/PEFC, codici europei sulle modalità di recupero, trasporto e reimpianto degli alberi. Poi colle vegetali, inchiostri e verniciature ad acqua, incellophanatura compostabile tanto da trasformarsi in humus (MaterBi) e i dischi stampati in fabbriche che rispettano il protocollo di Kyoto sulle soglie europee di emissioni CO2.
Com'è stato lavorare con Jason Howes? Cosa vi ha spinto a sceglierlo come produttore?
James è uno degli ingegneri del suono storici dei The Premises e quindi ha avuto la possibilità di lavorare con artisti come i Bloc Party che ci piacciono molto. Abbiamo spedito i brani in corso d'opera, li ha apprezzati e siamo saliti a Londra. E' nato un rapporto sinergico importante tanto che lo abbiamo invitato per alcuni concerti.
Hackney è un posto accogliente?
E' un posto incredibile, pieno di vita non solo notturna. Sembra davvero di essere in una Londra che non si pueograve; immaginare. E' abbastanza periferico sebbene sia vicino a Liverpool Street e nei locali noti un grande senso di appartenenza. Nei pub addirittura ti chiedono la carta di identità e se non sei inglese non ti fanno entrare. In generale le stradine, i mercati, i profumi di intrecci culturali che vanno dai ristoranti pakistani ai tipici fish & chips lo rendono un posto magico. E' stato anche un luogo di incontro per musicisti e artisti di strada come Banksy.
In cosa ritieni che 'Ghost Trees Where To Disappear' rappresenti un progresso per la band?
Nella fase che ha preceduto la composizione. Ci siamo liberati dall'idea di dovere necessariamente seguire la tecnica perché ci piacesse una canzone. Ne sono conseguiti arrangiamenti più snelli e un'apertura evidente verso l'Europa.
Ci sono ancora dei legami con le vicende di Mr. Man?
Mr. Man è sempre con noi sul palco. E' il viaggio, il punto di partenza della nostra storia. Prima era spaventato dalle acciaierie futuristiche e dagli edifici moderni di 'The Very Strange Tale Of Mr. Man'. Adesso invece apprezza il fatto che ci sia ancora una linfa vitale nel nostro sistema. Anche se c'è un senso di rassegnazione simboleggiato dal fatto che gli alberi sono fantasmi la natura ci offre ancora un piccolo scorcio e un auspicio all'interruzione del processo di deforestazione.
Che ricordi hai dei tempi di 'A Fish Counter'?
Una domanda strepitosa. Personalmente lo trovo uno dei lavori più belli che si potesse pubblicare in quel momento. E' complesso, tecnicamente impeccabile, molto avanti rispetto a tanti altri dischi usciti in contemporanea. Sembra passato tanto tempo, i sogni erano diversi esattamente come il tipo di comunicazione era lontano dalle dinamiche del mercato. Spedivamo il disco alle etichette internazionali e alle riviste specializzate. Qualcuno ci ha recensito anche se non eravamo noti. Purtroppo non riusciamo ad inserire quei brani nelle ultime scalette perché il suono di allora è troppo distante da quello attuale ma spero di poterlo fare in futuro.
Post punk, indie, new wave, semplicemente rock. Quale pensi sarà il nuovo trend inglese?
Trovo che la new wave sia una scena ancora da esplorare perchè ha detto poco e non è stata totalmente compresa a suo tempo. Per questo i cosidetti brand new talent vengono considerati quelli che passano alla cassa mentre i gruppi originari sono tuttora molto rispettati. Credo comunque che i beat non passeranno mai di moda.
Quali sono i brani del disco che a tuo avviso hanno più possibilità di attrarre il pubblico inglese?
Ci sono diversi brani che possono attrarre le radio ma penso che quelli piu' interessanti siano quelli che si discostano dal gia' sentito tipo 'FakeModesty' piuttosto di una 'Clean Planet' che richiama in qualche modo i dischi di Joy Division e Cure.
Quando ti chiedono di descrivere il suono dei JoyCut usi ancora il termine sincretismo?
Non è una definizione nostra ma l'abbiamo abbracciata perché ci piace questo intreccio di codici immaginifici e distanti ma che non sono distinti. Identifica la nostra sfera di suono. Oggi veniamo definiti ecowave e l'attenzione si è spostata su una manifestazione più pratica delle nostre attitudini. In generale mi interessa che ci sia sempre una sorta di galleggiamento. Amo l'idea di possedere un suono liquido.
L'appartenenza allo scenario italiano è qualcosa che suscita orgoglio o fastidio?
Non certo fastidio. Orgoglio quando siamo fuori chiaramente. Percepiamo un senso compiuto di incomprensione ma lo sapevamo prima. E' una battaglia dialettica difficile da affrontare perché non abbiamo un contratto con una major, non cantiamo in italiano e non siamo abbastanza commerciali. Quindi è impossibile pretendere qualcosa di più. Speriamo di diventare uno di quei gruppi di culto che viene ricordato per quello che ha fatto in passato.
La copertina del disco mi ha riportato alla mente certe cose dei Recoil. A cosa vi siete ispirati?
La gestazione è stata semplice. Prima di rilasciare 'Ghost Trees Where To Disappear' abbiamo pubblicato un mini come anticipazione con un albero in copertina. Quel logo continuiamo a portarcelo dietro e avevamo pensato a qualcosa tipo alfaomega magari scegliendo il colore nero. Poi lavorando con Gianmarco Rossetti, che ha filmato un documentario per noi, ci siamo innamorati di questa immagine proveniente da uno dei fames. E' biblica, forte, raffigura un albero stanco attaccato a questa parete ruvida con una specie di porta di ferro arrugginita. Anche il codec color è significativo. Un blu scuro sognante. Come vedi anche se pianifichiamo una decisione se siamo attratti da qualcos'altro non abbiamo paura di cambiare direzione.
Oltre ai colori dell'artwork quali sono le tinte usate dai JoyCut nel loro affresco musicale?
Tutte provengono dal grigio che non consideriamo una sintesi di bianco e nero perché a nostro parere è proprio dal grigio che nascono il bianco e il nero. E' una specie di causa sui. Un'autodeterminazione. Qualcosa che si autoalimenta.
Ci sono dei dischi che ti hanno sorpreso veramente quest'anno?
Mi sono piaciuti molto Library Tapes, Fuck Buttons, Phoenix e James. Poi 'Suburbs' degli Arcade Fire che insieme a 'Is This Light And On This Evening' degli Editors mi ha davvero segnato. Amo soprattutto sentire quel fruscio tra un brano e l'altro che hanno lasciato per mantenere una dimensione di autenticità del suono analogico.

(parole di Pasquale Pezzillo)
JoyCut
From Italia

Discography
A Fish Counter (2004)
The Strange Tale Of Mr. Man (2006)
The Very Strange Tale Of Mr. Man (2007)
Ghost Trees Where To Disappear (2011)
PiecesOfUsWereLeftOnThe Ground_ (2013)
TheBluWave (2022)