-Core
Interferenze
Italia
Pubblicato il 23/02/2012 da Lorenzo Becciani
Qual è il concept di 'Trilogy: Green Fragments'? Ci sono altri due album in cantiere?
Essendo una trilogia abbiamo altri due album in cantiere. Le idee sono già state fissate, devono solo essere affinate. La trilogia ci serve come strumento per esplorare quello che è il nostro universo musicale, cosa che con un singolo album non potrebbe mai essere manifestata a fondo. Questo primo capitolo ha come filo comune quello di esprimerci attraverso un sound graffiante e ruvido, ma modulato e malinconico. Non si tratta di "ballads", si tratta piuttosto di un approccio in cui l'aspetto intimo e delicato si combina con le nostre caratteristiche più consolidate.
 
La distanza tra ''v1.1'/'v1.2'' e 'Trilogy: Green Fragments' sembra superiore agli anni effettivi che separano le due release. A cosa pensate sia dovuto?
Sono trascorsi un paio d'anni. È stato un periodo importante per entrambi. Molte cose sono accadute, ma fondamentalmente non siamo stati con le mani in mano. Abbiamo suonato dal vivo e ci siamo confrontati con un pubblico, cosa che non ci era completamente permessa senza avere un disco fuori. Credo che la cosa più importante però è che abbiamo aperto il nostro mondo a collaborazioni ed esperienze sonore anche diverse da quelle che vengono rappresentate con Interferenze. Questo ci ha permesso di azzardare, di abbandonare gli schemi ed i punti di riferimento che ci eravamo dati, ci siamo decostruiti per ricostruirci. Essere in due vuol dire avere dinamiche completamente diverse da quelle di una band. Abbiamo fatto tesoro dell'esperienza del disco di debutto ed abbiamo preso coscienza di quello che meglio ci rappresenta. Il risultato di questo periodo di lavoro sono circa trenta brani, sette dei quali vanno a comporre "Green Fragments".
 
Quanto avete impiegato a comporre e registrare i nuovi brani?
Come dicevamo i semi dei pezzi si collocano in circa un anno e mezzo. Però il grosso del lavoro è stato fatto a partire dalla fine dell'estate  fino a gennaio di quest'anno, quando abbiamo finito di mixare e masterizzare tutto il disco. Sono stati mesi di grande eccitazione. Sapevamo di avere tra le mani qualcosa di realmente valido, ma nonostante questo abbiamo tenuto tutto sotto silenzio, non abbiamo fatto ascoltare niente a nessuno, non volevamo avere alcun tipo di feedback, siamo andati avanti a testa bassa a lavorare, fino alla fine. Solo allora abbiamo cominciato a far girare i brani tra le persone più vicine e la reazione è stata davvero straordinaria. Pensiamo che sia un lavoro estremamente valido e con un respiro internazionale. Ad oggi i commenti che riceviamo sono positivi ed il pubblico sembra davvero apprezzare. Il disco lo si può acquistare in formato lossless su interferenze.bandcamp.com.
 
E' possibile individuare una traccia che ha in qualche modo condizionato la composizione delle altre?
Non credo che esista un brano che ha condizionato la composizione del disco. Gli ultimi che abbiamo scritto "Hush" e "After The Rain" sono stati però il frutto consapevole di un'impronta estremamente evocativa che volevamo dare a questo capitolo. Per noi ogni brano è una storia a sè, non abbiamo mai lavorato sui brani in maniera razionale. Siamo molto istintivi nella composizione, ci permette poi di essere più attenti in fase di arrangiamento e mixaggio. La scintilla creativa deve essere istantanea, tanto più in un progetto come questo che non si basa sull'improvvisazione, ma sulla composizione e sull'incastro dei suoni.
 
Quali obiettivi vi eravate posti a livello di produzione?
Volevamo esaltare quelle caratteristiche sonore che pensiamo possano essere nostre, originali ed uniche. Gestisco un bellissimo studio di registrazione (La Fucina Studio) che ho cominciato ad allestire proprio dopo la realizzazione dell'uscita dei pezzi in inglese. Avere un proprio studio ci permette di lavorare senza avere un occhio all'orologio focalizzandoci su ogni dettaglio. Lo studio si basa su una situazione ibridia digitale/analogica, tutta di altissima qualità con macchine davvero belle, robe vintage, cose valvolari, insomma una specie di astronave musicale! Luca invece si è buttato nell'esplorare nuove forme sonore con i synth modulari, un mondo affascinante e dalle infinite soluzioni. Ha recuperato vecchie drum machine e vecchi synth abbinandole all'uso violento dei software di ultima generazione. Il sound del disco è molto particolare, perchè è estremamente moderno, ma anche con uno sguardo rivolto al passato. Volevamo che suonasse contemporaneo, ma senza l'esasperazione di questi mastering che uccidono tutte le dinamiche e tutti i colori. Il disco suona forte, ma non eccessivamente, proprio per preservare il calore che abbiamo ottenuto in fase di mix. Un compromesso necessario per esaltare tutto l'enorme lavoro di arrangiamento.
 
Presentate il disco ai nostri lettori con un breve track by track...
Sick Bloody Rain - Un brano spigoloso nel sound ma con improvvise aperture melodiche.
Underneath The Sky - Una ballata intima e disperata, ma con la forza esplosiva che si manifesta nel finale.
Hopes In November - Un pezzo dove acustica ed elettronica si fondono in un unico flusso di coscienza.
Green Fragments - Un brano strumentale di ispirazione new wave, un piccolo gioiello incastonato nel mezzo al disco.
Bloodstains - Una finta canzone. La struttura è quella tipica della song, ma gli arrangiamenti sono azzardati, tanto che ogni ritornello è arrangiato diversamente.
Hush - Nato per gioco è diventato un pezzo estremamente suggestivo nella musica e nelle parole.
After The Rain - Quasi sette minuti che racchiudono l'essenza di questo disco. Un pezzo che cresce di più ogni volta che lo si ascolta.
 
Di cosa parla il testo di 'Hopes In November'?
Si tratta di un malinconico viaggio autunnale, in cui speranze e promesse vengono disattese e l'unica cosa che rimane sono vuoti a rendere. Quando qualcosa si conclude, il contenuto scompare e rimane solo questo involucro senza più una sostanza da cui attingere. È un testo molto "dentro la testa", una riflessione postuma.
 
Come è nata la copertina? Quali sono i colori che meglio vi rappresentano?
Non siamo amanti delle copertine troppo elaborate, anche i dischi precedenti erano piuttosto semplici. Per la copertina abbiamo fatto tutto da soli. Avevamo diverse idee, ma alla fine questa è risultata ai nostri occhi la visione migliore della nostra musica. Questa specie di esplosione sarà il concetto visivo anche per le prossime uscite. Il verde rappresenta la calma, ma la frammentazione del colore sta a rappresentare che questa calma è comunque in movimento, c'è solo da stabilire se sia il frutto dell'esplosione oppure sia la causa stessa, ma questo non spetta a noi stabilirlo.
 
La scena fiorentina ha vissuto un momento di grande successo negli anni ottanta. Potrebbe ripetersi la stessa cosa adesso? Ci sono altri gruppi con cui vi confrontate?
Non crediamo che ci siamo le condizioni perchè questo accada. Le major si stanno mangiando tutto ed è difficile ritagliarsi un po' di visibilità, soprattutto quando diventa difficile se non impossibile suonare dal vivo se non proponi cover. Difficile riuscire ad arrivare a molte persone quando non hai spazi di visibilità. Onestamente non ci sono gruppi come noi, il nostro è un progetto decisamente particolare e complesso; crediamo però che ci sia molta buona musica in giro dalle nostra parti, spesso però la cosa più difficile è mantenere alta la tensione e la motivazione senza perdersi per strada.
 
Sono mutate le condizioni sociali e artistiche in cui componete?
Sicuramente gli ultimi due anni sono stati piuttosto movimentati. Viviamo un tempo piuttosto incerto, diciamo che si respira un'aria da anni settanta. C'è una rabbia diffusa ed un malcontento che potrebbe portare cose molto positive se ben indirizzato. Artisticamente siamo cresciuti moltissimo come abbiamo detto prima, c'è molta più consapevolezza dei propri mezzi e probabilmente c'è anche molta più voglia di piacere a noi stessi prima di piacere agli altri.
 
Quale pensate possa essere il prossimo trend elettronico?
Oggi pare di gran moda il dubstep. Non è proprio il genere di elettronica che preferiamo. D'altra parte il nostro progetto è nato anche per una nostra insoddisfazione al riguardo. Siamo partiti con l'idea di creare musica di cui sentivamo la mancanza e che ci sarebbe piaciuto ascoltare da altri. Non possiamo dunque che augurarci che il prossimo trend elettronico imbocchi la nostra stessa strada.
 
Cosa succede dopo la pioggia?
Dopo la pioggia, proprio come nella coda finale del nuovo album "Green Fragments", si respira un'aria di quiete e pace interiore, ma anche di sospensione e di attesa per quello che verrà… che sia sole o un altro temporale. Aspettiamo alcuni mesi e vedremo…
 
(parole di Jac Salani)
 
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Discography
v1.1/v1.2 (2010)
Trilogy: Green Fragments (2012)