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JoyCut
Italia
Pubblicato il 10/09/2013 da Lorenzo Becciani

Dove sono finiti gli alberi?
L'Individuo del nostro Tempo "individua gli oggetti solo per fruirne e dominarli". È così che la pensa Francis Ponge. Egli non crede sia possibile un distacco, un "allontanamento del linguaggio". "Non si esce dall'albero con mezzi da albero" parafrasa nel "Parti pris des choes". Where are the Trees? Dove sono finiti gli Alberi dunque? Sono fastidiosa segnaletica a margine del l'essenziale. Fino a quando non riusciremo a penetrare la carica positiva di ogni parola costruendo un sistema di senso del tutto nuovo, originario, allora sarà impossibile "sentire" la Natura. Riconoscerla ed accoglierla come "Viva". Bisogna ripartire da zero. Considerare ogni cosa significativamente sconosciuta. Approcciare all'assegnazione di rinnovati significati con una immersione radicale primigenia. Gli Alberi assumerebbero, per tutti, dimensione Reale. Non più soltanto oggetti di Rappresentazione "Materia-Linguaggio". Ecco perchè nella sostanziale "riduzione" di 'PiecesOfUsWereLeftOnTheGround' evochiamo gli Alberi riprendendo tutto dall'inizio. Lo stadio dell'immagine dell'Album è sintomatico. L'opera di copertina è rivelatrice. Una nuova Natura che si disvela. Osservata con altri mezzi. Nuovi occhi. Radicalmente soverchiate le desuete prospettive classiche. Così appare l'Albero, saturato dall'immediatezza incontaminata di un difforme ed inusitato organismo percettivo.

Come paragoneresti il nuovo materiale con 'Ghost Trees Where To Disappear'?
Siamo usciti da 'Ghost Trees Where To Disappear' con rinnovata voracità. Non riusciremmo più ad esprimere quello spirito oggi. Abbiamo operato un vero salto nell'abisso da allora. Modulato imprescindibilmente il modo di diffondere il suono. Affidandoci ad una inedita consapevolezza. Convertire e Limitare! Questo sforzo interminabile ha lasciato traccia di sè in 'PiecesOfUsWereLeftOnTheGround'. Trovare continuità fra i due lavori è naturalmente possibile laddove ci si lasci attrarre dalla fascinazione della Verosimiglianza.

E' possibile stigmatizzare un'evoluzione precisa oppure avete voluto creare qualcosa di totalmente diverso?
Questo è un modo di procedere nell'analisi corretto. L'evoluzione c'è. La qual cosa semplicemente non significa aver prodotto un lavoro migliore. Prima di tutto abbiamo vissuto la nostra quotidianità. Al massimo. Senza mai pensare di doverne dividere lo spazio. Interamente ci siamo lasciati trasformare dalla proceduralità naturale del Tempo. Nessun conflitto con la "doppia" o "presunta" dimensione artistica. Siamo e restiamo Individui. I viaggi deflagrati in appunti e fotogrammi. Le lacrime versate nel silenzio. La rabbia sorda della mediocrità che ci abita. Tutto ha condotto a 'PiecesOfUsWereLeftOnTheGround'. Reinventare se stessi quando si è in paese straniero. Utilizzare codici diversi per indicare gli stessi oggetti. L'evoluzione che sgorga feroce negli intervalli ameni dello sviluppo. Una crescita disadorna della nostra forma mentis, nulla di più. Soltanto oggi, a distanza di tempo, riusciamo ad interagire criticamente con la totalità organica del percorso. Soltanto oggi, a pochi giorni dalla pubblicazione dell'Album, ci rendiamo conto di esserci lasciati alle spalle un intero Mondo.

Siete stati invitati a festival esteri come il Co2penhagen. Quali sono le differenze sostanziali che hai riscontrato suonando all'estero? Credi che la vostra musica sia stata compresa maggiormente rispetto a quanto avviene dalle nostre parti?
Di prassi, differenze non ve ne sono. Escludendo, seppur per certi versi sia molto importante, l'adeguata condizione dei servizi che da quelle parti offrono. Mi riferisco ad una complessità di dettagli che in summa creano il divario. Ovvero: l'accoglienza dei promoters, la cordialità efficace dei tecnici, gli impianti (sound systems) d'eccellenza, la promozione dell'evento sempre molto curata e quasi mai lasciata al caso del social-self-networking. C'è la possibilità di essere intervistati, ripresi, seguiti nel tempo anche dopo una unica e semplice fugace apparizione. Detto questo, come spesso ho ribadito, i Joycut stanno guadagnando molta esterofilia, altrettanto interesse e una vera e propria approvazione. E soltanto per quello che è capace di "di-mostrare" e "trasmettere". Ti precede il Lavoro che proponi. Come lo sottoponi a giudizio critico. Le modalità comportamentali, le naturali inclinazioni caratteriali di cui disponi. Ovviamente il palco e l'autenticità viva delle esecuzioni. In alcuni settori della stratificazione indipendente italiana non siamo ancora conosciuti. In alcuni settori della stratificazione indipendente italiana non siamo nemmeno considerati. È l'annosa disputa fra Antichi e Moderni. Taluni non ascoltano, altri non "ci sentono". Nella economia darwiniana sopravviviamo solo in alcuni "ambienti" favorevoli.

Nell'intervista precedente ci avevi illustrato le modalità per produrre musica in maniera ecosostenibile con dovizia di particolari sui materiali utilizzati. Avete introdotto delle novità in tal senso?
Durante tutta la pre-produzione e soprattutto la promozione dell'Album abbiamo lavorato via "e- card". Iperlinks precipui affinchè si evitasse l'uso di materiale di inutile esubero. Credo che tutti gli addetti ai lavori abbiano ricevuto dal nostro ufficio stampa indicazioni in tal senso, prima di provvedere a richiedere la spedizione di una copia fisica. Personalmente ho investito risosrse e tempo nella "realizzazione" del luogo in cui vivo e nel quale lavoro, prestando attenzione a particolari determinanti. Abbiamo mantenuto la medesima eco-filosofia degli ultimi packaging, (colle vegetali, inchiostri ad acqua, cartone riciclato, certificazioni FSC) sviluppando ancora di più sinergie con i settori del merchandising (cotone organico, bottoni in corteccia di cocco, cartoline riciclate al 100% contenenti semi dai quali lasciar fiorire lo stelo di una pianta). Il tutto mutuato dalla condivisione "concettuale" con Italian Climate Network e 350.org di alcuni princìpi paradigmatici comuni. Non mancano purtroppo vorticose contraddizioni che "da soli" non riusciamo ancora a placare. Esemplificativo è l'uso di strumentazione e palco ad energia non rinnovata. L'impiego di mezzi di locazione sovente inadeguati, l'utilizzo di aerei, il poco peso specifico cui gli eco-rider che proponiamo vanno in contro. Queste "enormi" incoerenze potranno essere vinte qualora il nostro "valore" di mercato specifico dovesse migliorare.

Dove avete registrato stavolta?
'PiecesOfUsWereLeftOnTheGround' è una opera unica. A ripensarci sembra impossibile averla compiuta con così tanta disinvoltura. Il corso di questi due anni e due terzi ci ha visti protagonisti di
innumerevoli trasformazioni. Personali, collettive, obiettive, molecolari. Questo ha influito su tutto il processo creativo senza arginarne le potenzialità. Il mixtape originario delle tracce primordiali ha trasmesso dati in modalità "flusso continuo"; fra Italia, Germania, Bosnia ed Erzegovina, Stati Uniti. Lo studio concreto si è trasferito in questo piccolo flight-case con scheda audio, cuffie, i-pad e lap-top, trovando via via conforto nell'ospitalità di luoghi tanto diversi quanto stimolanti; in alcuni casi estremi, un solo semplice taccuino è stato sufficiente (Sarajevo, Mostar). Sistematicamente fra home recording variabili (Bologna, Potenza), incisioni in studio a Tribeca (NewYork), riprese tribali (Rubiera), esecuzioni acusmatiche (Berlino) e mastering (Düsseldorf), si è giunti alla crasi complessiva dell'intero lavoro.

Passare da uno studio all'altro ha comportato perdita di tempo oppure siete riusciti ad incastrare i vostri impegni con il programma stabilito?
Non abbiamo perso mai l'occasione di buttar via un solo giorno. Siamo persone. Recettori di stimoli, orizzonti, prospettive. Anche durante gli spostamenti, estremi e solitari, troviamo il tempo per innamorarsi. Di Google Art, Ted's speech, Shameless, Homeland, Ponge, Lichtenstein, Palacio... Solitamente non ci poniamo quasi mai nella condizione di pianificare un Album. Pertanto Kronos
non ci disturba. Puntiamo fitti su Kairos. Un orologio non vale un Tramonto. La pubblicazione di un disco raccoglie il suo senso profondo soltanto dopo aver partecipato attivamente all'esistenza tutta. Allorquando vi sia un pezzo di mondo da offrire. "La nostra strategia è una sola. Pericolosa. Incalcolabile nei profitti e nei consensi ma sempre vincente nell'approccio. Lasciare spazio e luogo alla Verità. Fare -"ma mai"- per Fare. Suonare -"ma mai"- solo per Suonare. Scrivere -"ma mai"- solo perchè qualcuno se lo aspetti o lo richieda".

Di volta in volta la strumentazione cambiava?
Non ci crederai. Come sorgenti e registri abbiamo usato un vecchio Rodeo 37, un semplicissimo MicroKorg XL, un pianoforte a mezza coda, una diamonica, un Farfisa Compact. Il tutto processato, filtrato, amplificato, modulato, microfonato ed effettato a nastro.

E' sbagliato affermare che la vena inglese dell'album precedente è stata sostituita con un suono più internazionale?
Non saprei dirlo con certezza. Ascoltare le versioni strumenatli di 'Ghost Trees Where To Disappear', solitamente usate per le sincronizzazioni, rinominate in gergo proprio "titolo brano + international", è una esperienza davvero interessante. Ti permette di trascendere dal concetto empirico di canzone rimandando ad una dimensione meramente pluripercettiva. Al di là della vena cosìddetta inglese. Certo, resta una struttura sufficientemente canonica sullo sfondo; caratteristica che in 'PiecesOfUsWereLeftOnTheGround' non è certamente rivendicata.

“E molte canzoni cestinate nell'inferno...”
È stato un procedere caustico, mordace, pungente; verso dopo verso, intuizione dopo intuizione. Certamente complesso, visto da qui oggi. Estremo e senza alcuna mediazione. Deciso ed immediato, impulsivo ed istintivo nel medesimo tempo. Ci siamo disfatti di inutili apprensioni. Non abbiamo avuto paura di poter essere condannati o mal interpretati. Non abbiamo mai temuto di narrare la saga del torto o della sconfitta. Abbiamo strappato molte pagine pronte per la pubblicazione. Smesso di subire l'ossessione per un presunto consenso. Cestinato molte canzoni nell'inferno. Trasmutato l'approccio creativo... pur mai disdegnando una certa severità compositiva. “Il mestiere di questo tempo è il silenzio...” Quale ruolo svolge il silenzio nella vostra proposta? Determinante. È l'intrasmutabile. Non puoi ascoltare 'PiecesOfUsWereLeftOnTheGround' se non sei disposto a trovarvi il silenzio. È il senso di tutta la tensione emotiva che vi soggace. Destrutturare la Realtà fino a scorgene l'Aurora. Contemplando l'immensità della complessità umana. Attraverso il suono primigenio, quell'attimo prima dell'implosione. Lo Zero. Nel vuoto, nell'assenza, nella mancanza, si fa l'amore. Nel vuoto, nell'assenza, nella mancanza, si fa la forza. Nel vuoto, nell'assenza, nella mancanza si fa l'azione. In questo Tempo più che mai, la parola è superflua. Corredo accessorio di uno spazio già saturo di contenuti prepotenti. Meglio investigare la Pace, smettendo di pronunciare cifre o formulari dalla natura avvilente.

Ritieni che l'eleganza e la sensualità siano qualità che mancano alla scena industriale?
Solitamente la scena industriale o post-industriale è associata alle esperienze sperimentali e rumoristiche le cui tematiche trasgressive e provocatorie trovano ragione nelle influenze delle avanguardie artistiche del primo '900. Senza dimenticare la musica concreta, il rumore bianco, il krautrock, le contaminazioni, la psichedelia. Sullo fondo la rimozione di quella gradevolezza tipica del pop. Credo che la grazia ed una certa classe siano spesso messe in relazione soltanto con alcune formule di saggistica; dai Metal Machine Music ai Laibach, da John Cage ed i Tangerine Dream fino al neofolk dei Death in June. In verità l'ultima fase contemporanea di approccio a questo stile è diventata sempre più sinonimo di industrial alternative metal (Micheal Gira, Ministry, NIN) o addirittura techno hardcore (Mescalinum United); miscelando freneticamente insieme la ricerca del BPM sostenuto, la tribalità del gesto, quella virilità del suono freddo e oscuro. Ecco, in questo senso, ritengo che un ri- orientamento verso l'eleganza e la sensualità espressiva sia nuovamente auspicabile. Ricercando criteri e contatti con il profondo senso di smarrimento che questa epoca evoca.

Come avete scelto 'Dominio' come primo singolo? Ci sono altri potenziali singoli nell'album?
Inizialmente non abbiamo mai creduto possibile individuare alcun singolo nell'Album, figuriamoci due o più di due. Vuoi per la durata delle singole tracce o semplicemente perchè l'intera opera va intesa come organica, compiuta solo se colta nella sua interezza, seppur suddivisa concettualmente in tre fasi distinte. Poi attraverso una costruttiva dialettica con il nostro ufficio stampa abbiamo convenuto che fosse utile promuovere il "suono" integrale attraverso porzioni, "Pieces", mini- teaser[s], visuals e video, nonchè parafrasi descrittive o interviste come questa. 'Dominio' pertanto è il "quanto basta" per gustare il mood del lavoro. Contiene in sè gli ingredienti compositivi che si perpetuano in tutte le altre fasi della narrazione. 'Individual Routine', 'Neverland', 'Evil', potrebbero
rivelarsi favorevoli in tal senso.

Adesso prova a recensire 'Funeral' e 'Pieces Of Us' per i nostri lettori...
Funeral fa parte del secondo stadio d'ascolto: "Parerga et Paralipomena". Qui si affonda la sonda introspettiva nell'esplorazione del comportamento umano di fronte al corso degli avvenimenti e del destino. È una marcia propiziatoria ed ipnotica. Una ballata fluida e sognante. Procede fino all'ultimo passo con la fierezza dell'attraversamento. Oltre l'altrove. Oltre lo spavento supremo. Nessun fatalismo, nessun eterno ritorno. Un tappeto di registri distorti. Ridotti a scia tenue e delicata. Intromissioni di sequenze intervallari. D'impatto una sospensione oramai disattesa. Poi decolla l'imbrunire di arpeggiatori rivolti alla caducità della Sorte. Riverberati naturalmente. Ripresi in un hangar di metallo radioattivo. 'PiecesOfUs' è il secondo solco del terzo ed ultimo stadio d'ascolto: "The Last Tree". Ivi si affronta il tema della Memoria e dell'Avvenire. È "quasi" la title track. L'analisi del distacco dai fili del passato. Suonata in un unico take. Un modo encomiastico per allontanarsi dalle trame di ogni trascorso. Un cerimoniale per mettere in circolo, rimescolandoli, tutti i pezzi che identificano la nostra condizione umana; liberandoli e liberandoci, finalmente, dalla matassa della tradizione e della cultura. Manifestazione dell'inganno cordiale cui siamo tuttora sottoposti.

JoyCut
From Italia

Discography
A Fish Counter (2004)
The Strange Tale Of Mr. Man (2006)
The Very Strange Tale Of Mr. Man (2007)
Ghost Trees Where To Disappear (2011)
PiecesOfUsWereLeftOnThe Ground_ (2013)
TheBluWave (2022)